di Tommaso Farina

 

Se c’è una cosa bella dell’informazione italiana è la prevedibilità. Quasi sempre, si può ipotizzare quello che i giornali scriveranno ancor prima che escano in edicola. Quando, lo scorso 6 aprile, c’è stata la prima grande manifestazione pubblica romana contro una politica sul Covid che ha messo in ginocchio interi settori, abbiamo avuto l’illuminazione. “Sono fascisti/nazisti/razzisti”, “Tutti negazionisti”, “Sono isolati e non rappresentano il Paese”, “Tutte marionette dell’estrema destra”, “Gli organizzatori occulti sono Casa Pound, Forza Nuova, la Spectre e gli omini verdi”, “Erano quattro gatti”, “In mezzo a loro c’era quello con le corna sull’elmo”: sicuramente i giornaloni scriveranno queste cose. E in effetti, scrissero proprio così, a partire da articoli folcloristici sul signore con l’elmo cornuto, effettivamente presente. Comunque, la manifestazione è stata subito derubricata a radunanza di facinorosi, se non addirittura di agenti provocatori con una precisa agenda politica. Hanno perfino detto che tra loro i veri ristoratori non c’erano. Peccato che in realtà ci fossero eccome. Il brutto, per la narrazione di regime che si nutre del terrorismo psicologico ma vuol far credere di avere tutto sotto controllo, è che si facevano vedere e sentire.

 

Il 12 aprile, bis. Manifestazione all’insegna della sigla IoApro, quest’ultima neppure autorizzata dalla Questura, che dà permessi a chiunque ma non ai ristoratori allo stremo per un anno perso a causa delle chiusure in tempi di Covid. E anche lì, giù paginate, speculazioni maligne, avvistamenti strategici dei soliti estremisti di destra multiuso, che ci sono sempre e anche se non ci sono è lo stesso: chiunque vada contro l’autorità, che è brava, bella e onnipotente, va in qualche modo vituperato.

 

Il giorno dopo, però, c’è stata la manifestazione ‘dei buoni’, quella della Fipe e di Italian Hospitality Network, che peraltro hanno subito precisato di non avere nulla a che vedere coi temibili cattivoni dei giorni precedenti. Si può discutere il cerchiobottismo di simile approccio: spaccarsi in mille rivoli per divergenze di metodo quando la causa è comune, non è detto che sia un buon affare. Ma stavolta, di fronte alle parole meditate dei partecipanti, è stato difficile che stampa e megafoni vari potessero urlare al complotto eversivo.

 

E allora che fa la stampa? Trova il diversivo. Pizzica un ristoratore che abbiamo intervistato, Tano Simonato, una stella Michelin a Milano, che ha fatto sedere Zlatan Ibrahimovic e l’ex giocatore milanista Ignazio Abate a un tavolo, bevendo qualcosa. Apriti cielo: tutta una ridda di post e interventi indignati, fomentati anche dall’essere Simonato un ristoratore tra i più critici con la politica attuale. Peccato che non abbiano scritto che il ristorante, ai tavoli, era correttamente inaccessibile al pubblico, e che i due calciatori fossero lì solo come amici dello chef, rossonero da una vita. I ristoratori stanno male? La parola d’ordine è doppia: delegittimare e parlare d’altro. Noi invece non parliamo d’altro, guarda un po’. Parliamo proprio di questo.