Una instagrammer americana che faceva un video è stata aggredita perché la luce del suo telefono infastidiva un altro cliente. Per farlo, ha urlato davanti a tutta la sala: quando la toppa è peggio del buco. Ma gli scatti ai piatti danno così tanta noia al prossimo?

 

Tommaso Farina

 

Una regola fondamentale da ricordarsi quando si guida per strada è questa: non sai mai chi puoi trovarti davanti. Ossia, è possibile, anche se improbabile, che un banale litigio viabilistico possa degenerare per aver incontrato una persona dalle reazioni imprevedibili, magari anche violente. Questo deve aver pensato la ventiseienne americana Morgan Raum, quando è stata letteralmente aggredita dall’inveire del cliente di un ristorante mentre faceva un video professionale nel medesimo locale. Il motivo? Sul cellulare con cui lo stava realizzando, aveva accesso la luce a led per illuminare meglio il piatto.

 

Ironizzare sugli influencer è diventato fin troppo facile. “Sarà la solita ragazza che fa foto in mutande e vuol farsi passare per un’appassionata degustatrice gastronomica. Ora invoca la shitstorm per vendetta”, potreste dire. E sbagliereste. Basta vedere il profilo instagram della Raum (@tooomuchfoood) per rendersi conto di come costei non potrebbe essere più diversa dallo stereotipo dell’ardita arrampicatrice che si fa largo a gomitate con foto in bikini e magari un furbesco link al profilo di OnlyFans. La Raum è una ragazza normale, potremmo dire acqua e sapone, vestita (e sempre vestita) semplicemente, con un paradossale paio d’occhiali rotondi fin troppo grandi per il suo volto delicato: certamente i suoi 140mila followers non sono stati conquistati con ammicchi pseudosexy. Oltretutto, non si può considerare una mera influencer, ma una professionista: scrive articoli di critica gastronomica per People Magazine. Nel suo albero di link, compare la possibilità di comprare un berretto da baseball autoironico con la scritta “I’m single”. Non siamo decisamente dalle parti della famiglia Kardashian o di certe professioniste dello scrocco del pasto in nome della popolarità.

 

Questo per far capire una cosa: difficilmente la Raum ha scialato gli atteggiamenti da star system di certe “colleghe”, quando ha girato il video. Faceva il suo lavoro, probabilmente anche con discrezione, se è vero che al cliente invelenito ha risposto che “nei ristoranti non si urla”. Il cliente era infastidito dal led: va benissimo. Ma quanto sarà stato forte, quel led? Come i riflettori di uno stadio? E soprattutto: è sicuro di non essere stato lui a imbarazzare di più la sala col suo vociferare convulso? L’atteggiamento dell’iroso commensale, che non era al tavolo con la Raum, sembra essere stato quello che gli americani attribuiscono a un tipo di persona definita “Karen”: gente che alza la voce a sproposito, che gode nel maltrattare i commessi, e la cui frase preferita è “Vorrei parlare con un responsabile”. Poi per carità, il fastidio che costui ha provato era sicuramente genuino. A essere davvero inescusabile, è stata la reazione.

 

Visto che chi mi segue su Luxury Food&Beverage Magazine e su instagram si sarà accorto che anche nel mio caso le foto abbondano, voglio renderli edotti di come lavoro io: scatto foto senza flash. La fotocamera del mio telefono nuovo è abbastanza potente, e gli strumenti di postproduzione sono evoluti e risolutivi, ammenocché non ci si trovi a mangiare col buio pesto, situazione per fortuna minoritaria. Un paio di volte, all’arrivo di un piatto particolarmente spettacolare sul tavolo altrui, i mangiatori sconosciuti mi hanno addirittura permesso di immortalarlo. Del resto, il ristorante non è un posto dove si sta tranquilli? Riserviamo l’indignazione (ma senza sbroccare) a chi tiene suonerie telefoniche a volume elevatissimo, e risponde alle chiamate a tavola parlando a chiarissima voce, al punto da illustrare a chiunque i fatti propri.