La polemica suscitata dalla reazione della star televisiva del “Fatto in casa” ai suoi hater è stata divertente ma anche istruttiva: ci ha fatto riflettere su quanto effettivamente il risparmiare sugli ingredienti di cucina sia conveniente per noi. E poi ammettiamolo: qualche sano dibattito ci vuole, ogni tanto.

 

Tommaso Farina

 

Il mondo del bere e del mangiare pare proprio non farcela, a rinunciare a qualche rumoroso “caso”. Vivaddio, diciamo noi: mangiare è l’atto che ci tiene materialmente in vita, che ci siano polemiche sull’argomento è qualcosa di quasi sacrosanto, visto che ne divampano a migliaia su argomenti senz’altro più superflui. Ebbene, oggi le acque non sempre limacciose della gastrosfera si sono movimentate col caso di Benedetta Rossi.

Sapete chi è Benedetta Rossi, vero? Vi rinfreschiamo la memoria: “Fatto in casa da Benedetta”. Massì: è quella simpaticissima signora cinquantenne che cucina in televisione, con un piglio e una comunicativa da mattatrice.

Cominciò, come molti, su Youtube: ma nel 2011, quando questo tipo di exploit non erano di moda, e quindi chi aveva costanza e abnegazione poteva anche emergere. Così, cinque anni dopo ecco un libro di cucina per Mondadori. E poi, dal 2018, i programmi televisivi di ricette su canali tematici e di intrattenimento. Così la Benedetta marchigiana, a poco a poco, iniziò a far concorrenza all’altra temibile avversaria, Benedetta Parodi in Caressa, coi suoi arcinoti “Cotto e mangiato” e “I menù di Benedetta”.
Le ricette della Rossi seguono un certo filone: sono ricette da mamma, potremmo dire. Sono tradizionali, ma non connotate da una tipicità particolare. Diciamo che sono guizzi rassicuranti e golosi da massaia particolarmente creativa.

 

Ma che è successo? Galeotto fu un urticante articolo pubblicato su Dissapore da Chiara Cajelli, già concorrente di Bake Off Italia. La Cajelli ha fatto una classifica delle “10 peggiori ricette” mai escogitate dalla fatina di Porto San Giorgio, mettendo in risalto errorini tecnici, impiego di ingredienti non propriamente qualitativi e qualche scorciatoia culinariamente non ortodossa. Ok. Il pezzo venne letto.

Il fatto è che tempo dopo Benedetta apparve in un affranto video internettaro: si schermì per certi errori da lei onestamente riconosciuti, ma arrivò a commuoversi e a scoppiare in lacrime dicendo di essere stata presa di mira da antipatizzanti, anzi da hater, come si dice oggi. Va bene, succede e siamo solidali.
Il bello, è stato il circo che si è sviluppato. E si è diviso in due grandi fazioni, suscitando un clamore che nemmeno la stessa Rossi prevedeva, al punto da finire sul Times.

 

In suo favore, si è schierata nientemeno che Antonella Clerici: “Questi gastrofighetti hanno stancato, la cucina non deve essere snob, deve essere pop”. Il riferimento è ai preparati e agli ingredienti non esattamente lussuosi che molti hanno preso di mira. Di tutt’altro avviso il giornalista Luciano Pignataro, del Mattino di Napoli: “In realtà la contrapposizione gastrofighetti e ‘gente normale’ è una finzione del web, perché sono due facce della stessa medaglia: lo straniamento dal giusto rapporto con il cibo e la cucina. In realtà Benedetta Rossi non è espressione di alcuna cultura gastronomica povera popolare, ma del modello di consumatore che l’industria alimentare è riuscita a creare nell’arco di una sola generazione”.

Sintesi: “Lo sfogo di Benedetta Rossi è populismo gastronomico”. La palma della ragionevolezza la conquista forse Massimiliano Tonelli, ex direttore editoriale di Gambero Rosso: “Quello che Benedetta Rossi dovrebbe spiegare alla sua community, visto che sostiene di amarla così tanto da arrivare alle lacrime, è che ogni forzatura circa i risparmi sul cibo genera risparmi finti”.

 

È un po’ quello di cui parlerà Giancarlo Morelli sul prossimo numero di Luxury Food&Beverage Magazine: motivo in più per leggerlo quando uscirà.