Giorgio Locatelli svela i motivi per cui ha spento i fornelli nella sua Locanda a Londra: troppo stress, al punto da volersi fermare per evitare guai fisici e mentali peggiori. Fare impresa è difficile, e il prezzo che si paga in termini umani può essere più alto dei conti da pagare.
di Tommaso Farina
Giorgio Locatelli rompe il silenzio. Lo chef italiano, già divo in Inghilterra e, dopo Masterchef, diventato notissimo anche nella sua patria d’origine, s’è sfogato. In una lunga intervista al Corriere della Sera, si è sbottonato e ha sciolto i nodi: ha chiuso la sua Locanda Locatelli dopo 23 anni, per non essere ammazzato dal suo stesso mestiere. “Grazie a Dio ti ho ucciso, non mi hai ucciso tu”: così chef Giorgio ha raccontato di aver pensato ad alta voce, mentre serrava per l’ultima volta i cancelli del suo ristorante di Seymour Street, lo scorso gennaio. Negli ultimi tempi abbiamo visto e testimoniato tanti momenti di crisi, false partenze e ripensamenti da parte di cuochi famosi, ma parole così forti e desolate mancavano ancora.
Il senso lo spiega poi Locatelli stesso nella medesima intervista al Corriere. Malgrado un utile (peraltro lordo) di mezzo milione di sterline, una stella Michelin mantenuta da anni e lusinghieri riconoscimenti da parte delle più ascoltate graduatorie mondiali, ha sentito di essere vicino al punto di non ritorno: “La cucina in sé non fa morire nessuno, quando cucino sono contentissimo. Preparo per mia figlia una pastasciutta e sono la persona più felice del mondo. È gestire un ristorante con dietro problemi enormi che ti ammazza”. Per esempio, la grana con i proprietari dei muri, come fin troppo spesso succede anche in Italia: non si è trovato l’accordo per il rinnovo del contratto d’affitto. Ma Locatelli parla anche d’altro. Per esempio, la gestione di un’impresa nei suoi risvolti anche minimi, fin dalla formazione dei dipendenti. L’apprensione nel doverli pagare in un momento economicamente difficile. Il problema addirittura di trovarli, visti i ritmi di un lavoro che concede poco a famiglia e svaghi. La crescita esponenziale del prezzo degli ingredienti a seguito della Brexit: un carciofo a 3.50 euro. Le bollette triplicate. Tutta un’insalata di ragioni che messe insieme diventano dure da digerire, anche per un lupo della ristorazione come lui. Fino a fargli decidere di fermarsi, per evitare di finire in un buco nero: “Ci sono tanti chef morti in cucina. Chi magari per un infarto. Non volevo finire così. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro”. Gli anni passano per tutti, anche per gli imprenditori illuminati, come lui stesso ammette: “Se si ha la passione per il proprio lavoro, a 30 anni non pensi a questo. Ci pensi quando ne hai 60 e ti chiedi: quanti anni mi sono rimasti davanti? E quindi lavori di meno”.
Locatelli però non smetterà di lavorare. Semplicemente, entrerà in nuovi progetti che gli lasceranno un po’ più di respiro. Alla National Gallery di Londra aprirà infatti un ristorante con 80 coperti, un bar e un club esclusivo. La differenza? “La gestione del personale non sarà mio appannaggio”: scusate se è poco. Quando uno chef può evitare certe grane, può di certo condurre una vita più rilassata e dedicarsi maggiormente alla cucina che non alla contabilità. La linea culinaria di questi posti sarà ancora italiana, come alla Locanda ma “meno elitaria” (Locatelli dixit). Nel contempo, il cuciniere continuerà a dedicarsi al format di Masterchef, programma che lo diverte e che l’ha reso popolare in Italia.
Un’ultima strizzata d’occhio, comunque, ci arriva con quella che è una mezza promessa: “Se mai aprirò un nuovo ristorante, il telefono sarà vietato”. Ce lo dice perché è stanco dei “social creator che non capiscono nulla e vengono lì a giudicare promuovendo commenti umilianti e gratuiti”. Ma a noi interessa il suo “se”. Ecco: se lo aprirà. Quindi forse lo farà, prima o poi. Chi lo sa, magari tornerà in Italia un giorno o l’altro.