Milano – 1 rider su 5 lavora clandestinamente. E, in alcuni casi, il rapporto è di 1 su 2. Il caporalato, insomma, cresce fra i biker. È ciò che emerge dall’ultimo report elaborato dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, guidato dal generale di brigata Antonio Bandiera. L’analisi, ripresa dal Corriere della Sera, evidenzia il contesto di sfruttamento in cui verte la categoria dei fattorini a due ruote nel nostro Paese.

 

Il fenomeno del caporalato fra i biker, oggi più attivo che mai, spiega Bandiera, prevede due diverse modalità di sfruttamento. Nel primo caso, è il caporale ad aprire e gestire un account su una delle piattaforme di registrazione online dei lavoratori. Inserisce fotografie, documenti e permessi di soggiorno, richiedendo il kit dato in dotazione dall’azienda di consegne, comprensivo di borsa, fratino e dotazioni di sicurezza per il rider. Una volta ottenuto l’account, viene ceduto dal caporale al fattorino in cambio di un 20% dei guadagni.

 

In un secondo momento, l’azienda equipaggia il fattorino (in questo caso, il caporale iscritto al sito) con una bicicletta o un monopattino. I mezzi vengono poi ceduti al rider in cambio del 50% della busta paga. Una vera e propria frode che, in base alle stime del Comando dei carabinieri, frutterebbe a un caporale circa 400 euro al giorno.

 

Emerge poi un altro problema legato alla sicurezza dei rider. “Spesso gli sfruttatori forniscono ai fattorini clandestini biciclette a pedalata assistita modificate per andare più veloce in modo da indurli a effettuare più consegne in un lasso di tempo inferiore e far guadagnare di più proprio i caporali”, spiega Bandiera. “La conseguenza è che gli stessi lavoratori in nero utilizzano mezzi pericolosi per loro e per gli altri utenti della strada”.

 

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