Le attività svolte nel 2024. Il dialogo con le istituzioni e gli enti territoriali. I progetti di formazione e la crisi di personale nella ristorazione. Gli obiettivi per il 2025. Intervista a tutto tondo con Gianluca De Cristofaro, direttore dell’associazione di professionisti del settore enogastronomico.
di Elisa Tonussi
Ambasciatori del Gusto è un’associazione di professionisti del settore enogastronomico, fondata nel 2016, grazie al contributo, tra gli altri, di Gianluca De Cristofaro sulla scorta della sua esperienza istituzionale e nell’ambito di Expo Milano 2015. Spinto da una grande passione per il cibo e la cucina, da allora si impegna nella valorizzazione e nella promozione del made in Italy, in Italia e all’estero. Il dialogo con gli associati e le aziende partner è costante. E, infatti, in meno di dieci anni, l’associazione ha accolto oltre 250 professionisti. Mentre, nel solo 2024, ha organizzato 29 eventi e concluso una decina di attività e progetti con enti e istituzioni. Lo scorso 2 dicembre si è svolta la giornata di confronto tra gli Ambasciatori del Gusto, a cui pure noi abbiamo potuto prendere parte. È stata l’occasione per fare il punto con Gianluca De Cristofaro, direttore dell’associazione, sui risultati ottenuti fino a oggi, con un occhio rivolto al 2025.
29 eventi organizzati e una decina di attività portate a termine nel 2024. È soddisfatto dei risultati ottenuti da Ambasciatori del Gusto nel corso dell’anno?
Partirei, innanzitutto, con una premessa: nel 2022, consci che un evento straordinario aveva cambiato irreversibilmente le regole mondiali anche del mercato, abbiamo sentito l’esigenza di un confronto con chi per lavoro varcava costantemente i confini italiani. Abbiamo quindi realizzato la prima riunione, dedicata ed esclusiva, con tutto il nostro Club dei Partner, le aziende che supportano l’associazione e che ci accompagnano in tutte le nostre attività. In questi due anni si è così evoluta e migliorata la nostra strategia di valorizzazione e promozione del made in Italy, che è il focus principale dell’associazione, che non ha scopo di lucro. Nel 2023 siamo riusciti a incrementare le nostre attività e arrivare nel 2024 a ben 29 eventi. Abbiamo dunque raggiunto molte più persone, istituzioni, enti e professionisti durante i nostri eventi, mentre, con una migliorata strategia social, abbiamo raggiunto un maggior numero di utenti.
Quali eventi avete realizzato?
Abbiamo fatto sì che le nostre aziende partner fossero sempre presenti agli eventi di promozione del made in Italy, ripartendo equamente la loro partecipazione a ogni tipo di manifestazione su tutto il territorio nazionale, in maniera molto capillare. E abbiamo chiesto loro di coinvolgerci nelle loro manifestazioni. Questo ci ha permesso di essere più presenti ad esempio nel Mezzogiorno – Puglia, Calabria e Basilicata – in maniera coordinata, organica e strutturata. Il nostro obiettivo non è infatti il posizionamento di un prodotto, bensì la diffusione della cultura del made in Italy, che si ottiene attraverso una maggiore consapevolezza delle potenzialità dei nostri territori, della conoscenza del prodotto agroalimentare che da essi deriva, ma anche dei processi di trasformazione, della salvaguardia ambientale connessa e della sostenibilità di cui tutti oggi siamo più consapevoli.
Durante la riunione, si è soffermato a lungo sul ruolo di ‘amplificatore’ che l’associazione gioca dal punto di vista della comunicazione. Che cosa significa?
Quando siamo nati nel 2016 contavamo 44 associati. Tra questi, i fondatori, come gli chef Bartolini, Bottura, Bowerman, Cracco, Cannavacciuolo, Klugmann, che non hanno bisogno di presentazioni e nemmeno di aumentare la loro visibilità. Al contrario, sono stati loro ad accrescere la fama e l’autorevolezza della nostra realtà. Negli anni sono entrati a far parte dell’associazione degli ottimi professionisti, che sono tuttavia meno noti e che, di conseguenza, hanno bisogno del nostro supporto: Ambasciatori del Gusto comunica e promuove le loro attività, inserendole nel più ampio quadro associativo, spiegandole e approfondendole. In questo modo, la comunicazione assume anche un valore istituzionale. Questa intenzione si applica sia ai soci, sia alle aziende partner, che, tramite l’associazione, non comunicano a fini di marketing e vendita, bensì a fini divulgativi e promozionali. In questo modo, non intercettiamo necessariamente un pubblico di acquirenti, quanto di appassionati desiderosi di conoscere le sfaccettature dell’enogastronomia italiana.
Qual è il vostro rapporto con le istituzioni e i territori?
AdG è stata fondata con uno scopo ben preciso, stimolato dal fatto che sia nata durante Expo Milano 2015: parlare con le istituzioni per cercare di cambiare e migliorare le condizioni del settore dell’enogastronomia e della ristorazione. Questo ci ha portato, fin dall’inizio, a interfacciarci direttamente con i ministri dell’Agricoltura, degli Affari Esteri, delle Imprese, del Turismo o, ancora, con l’Enit (Agenzia nazionale del turismo). Il format della Settimana della Cucina italiana nel mondo, ad esempio, è basato su una nostra idea.
Quali gli impegni più recenti?
Stiamo oggi lavorando con il Governo su diverse direttrici, come il taglio del cuneo fiscale e il riconoscimento del lavoro del cuoco come usurante. Abbiamo presentato alcuni progetti di investimento al ministro Lollobrigida, in occasione della sua partecipazione al nostro convegno annuale, Futura, la scorsa primavera. Stiamo inoltre dialogando con il ministro del Turismo, Daniela Santanché e con l’Enit, perché vogliamo poter fornire il nostro contributo nelle attività di promozione dell’Italia all’estero. Inoltre, da alcuni anni, abbiamo iniziato a interagire con gli enti territoriali per realizzare eventi che abbiano l’obiettivo di far conoscere l’associazione e di portare valore aggiunto al territorio stesso. È stato il caso di Taormina e Messina nel 2022, o di Cavalese e Trento nel 2023, e di Reggio Emilia nel 2024. Da queste stesse attività, sono nati ulteriori progetti. Per citarne uno solo: la collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento per Autumnus 2024 e i Giochi Olimpici invernali del 2026. È ora in corso anche un dialogo con la Regione Lombardia, che si è candidata a ospitare la prossima edizione di Futura.
Oltre alla sensibilizzazione dei consumatori finali, è importante anche la formazione dei professionisti stessi dell’enogastronomia. Quali attività organizza Adg in merito?
Abbiamo realizzato attività di formazione fin dal primo anno per rispondere a una necessità espressa da tutti gli associati: mancava uniformità tra i vari istituti italiani. Abbiamo iniziato ‘adottando’ la scuola alberghiera di Amatrice, quando è stata distrutta dal terremoto nel 2016, autofinanziandoci corsi e lezioni. Abbiamo poi collaborato con la Rete nazionale degli istituti alberghieri (Renaia) con progetti in tutta Italia. Tra le iniziative più recenti, invece, un progetto triennale per la promozione dei salumi italiani in 18 istituti alberghieri di tutta la penisola.
Quali sono gli obiettivi delle vostre attività di formazione?
Il primo obiettivo è evitare la dispersione scolastica: in questi nove anni, ci siamo resi conti che molti ragazzi lasciano al secondo o terzo anno di scuola alberghiera, oppure, ottenuto il diploma, intraprendono un diverso percorso professionale. Per questo motivo, cerchiamo di portare ai ragazzi esempi di successo da seguire. Un ulteriore importante obiettivo è intercettare nuovi talenti che abbiano voglia di cimentarsi e inserirli nella nostra rete di professionisti. Talenti che, grazie anche al nostro supporto, possano un giorno diventare dei protagonisti del settore e degli imprenditori di successo.
Perché è così difficile trovare ragazzi desiderosi di intraprendere un percorso professionale nella ristorazione?
La ristorazione ha subito le conseguenze di diversi fenomeni negli ultimi anni. Masterchef, e altre trasmissioni televisive, hanno certamente aiutato a ridare lustro a questo comparto. Al tempo stesso, però, hanno trasmesso ai ragazzi l’idea – distorta e sbagliata – che la professionalità o l’autorevolezza in questo settore si possa raggiungere in pochi mesi e con poche puntate. Con il Covid, poi, le generazioni più giovani, che hanno riscoperto il desiderio di coltivare la propria sfera privata, si sono dimostratate meno propense ad affrontare gli impegni, in termini di ritmi lavorativi, che la ristorazione richiede.
Nel 2024 avete stretto un accordo con The Fork, in che cosa consiste?
Cercando con i nostri partner un mutuo sostegno, abbiamo realizzato con TheFork un accordo che, oltre all’offerta commerciale, prevedesse un tavolo di confronto tra i professionisti e la piattaforma affinché quest’ultima possa migliorare il proprio servizio. L’accordo, inoltre, prevede la possibilità di sostenere giovani professionisti, selezionati attraverso il concorso TheFork Awards, inserendoli in associazione gratuitamente per due anni e dando così loro l’opportunità di entrare in contatto con la nostra rete di professionisti e aziende.
Quali sono quindi gli obiettivi per il 2025 di Ambasciatori del Gusto?
Sicuramente puntiamo a performare in qualità come nel 2024. Gli obiettivi sono molteplici. Innanzitutto, incrementare il dialogo con gli enti territoriali: Regione Lombardia, come dicevo prima, ma anche con la Regione Puglia. Vorrei inoltre focalizzare la strategia di comunicazione e incrementare i rapporti con i media per meglio diffondere la cultura enogastronomica italiana, far conoscere la passione dei nostri associati e quindi gli scopi di AdG. Il mio sogno nel cassetto, infine, è che la politica studi e capisca il valore del settore enogastronomico: tutti parlano di quanto è bello il made in Italy, ma pochi conoscono il comparto a fondo e in tutte le sue sfaccettature.