Un gruppo di giornalisti tv belgi ha preso un vino da 2,50 euro, l’ha camuffato e l’ha mandato a un concorso enologico. Risultato? Medaglia d’oro e complimenti accademici. Il tutto, dopo aver pagato iscrizione e adesivi.

 

Tommaso Farina

 

Oportet ut scandala eveniant: a volte è necessario che avvenga qualche scandalo, per ragionare sulle cose. Leggendola in un altro modo, si può dire: successful troll is successful. Quest’ultima è una locuzione nata dalla sottocultura internettara degli ultimi vent’anni, che significa: un troll che ci azzecca vince. E il troll non è un mostro peloso uscito da Tolkien: è il provocatore che su internet crea maretta e scompiglio, e talvolta spinge a pensare. I troll della situazione sono stati gli spregiudicati giornalisti di un programma di lingua francese della televisione belga, che hanno preso un vino da poco prezzo, l’hanno etichettato in maniera suggestiva facendolo passare per un gioiello, e l’hanno spedito a un concorso vinicolo che elargisce premi. Vincendone uno.
La trasmissione si chiama On n’est pas des pigeons: testualmente ‘Noi non siamo piccioni’. È una via di mezzo tra i nostri Striscia la Notizia e Mi manda Rai Tre: un approfondimento televisivo che si prefigge il fine di tutelare i consumatori, e ai protagonisti dei raggiri più ingannevoli attribuisce il riconoscimento del Piccione d’Oro, un po’ come il nostrano Tapiro.

 

Il concorso preso di mira, conviene dirlo, è quello dei cugini francesi Gilbert&Gaillard, inventori di una International Challenge in cui distribuiscono medaglie e medagliette a pioggia, al punto che è davvero arduo trovare una bottiglia che non ne abbia vinte negli ultimi anni. Secondo gli incursori belgi, a questi e altri concorsi basta semplicemente che i vini da premiare, che si auto-candidano per la degustazione, versino l’obolo d’iscrizione, e che in caso di vittoria comprino il kit di adesivi e vetrofanie varie celebrative. Sarà mica un semplice gioco economico? Se lo sono chiesti gli autori televisivi, capitanati da Samy Hosni e coadiuvati dal supporto tecnico del celebre sommelier vallone Éric Boschman, già campione della disciplina nel 1988.

 

E così, eccoli architettare una beffa degna di quelle messe in atto dagli italiani Luther Blissett. Sono andati in un supermercato della catena Delaize, e hanno scelto il vino meno caro di tutti. Una bottiglia da 2,50 euro. Poi l’hanno truccato, mettendoci un’etichetta allusiva: Le Château Colombier. Colombier, come il piccione, dipinto sulla bottiglia. Hanno pagato i 50 euro per iscrivere il vino, i 20 euro per le analisi chimiche (“In cui peraltro, di fatto, si può indicare quello che si vuole”, rivela Hosni) e l’hanno spedito. Et voilà: il vino si è beccato 88/100 dalla commissione giudicante. Il che, equivale alla Medaglia d’Oro. Note di degustazione dei commissari: “Soave, straordinario e ricco al palato, con profumi netti e freschi che permettono una bella complessità. Molto interessante”. Vinta la medaglia, resta un’ultima incombenza: versare 60 euro per adesivi e attestati vari. “Il concorso distribuisce medaglie ogni tre mesi”, spiega Hosni. Viste le tariffe di partecipazione e la quantità di vini giudicati, vien proprio da dire: un bel business. E per Boschman, l’esperimento è stato interessante per mettere in luce questo sottobosco di concorsi, alcuni dei quali di pedigree quantomeno dubbio.