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IL TURISMO ITALIANO METTE IL TURBO

2025-10-16T14:04:50+02:0016 Ottobre 2025 14:01|attualità, in evidenza|

Con 61,3 milioni di arrivi, in crescita di +7,5% rispetto al 2024, l’estate ha confermato la forza del settore. Che, però, sta affrontando un’intensa fase di cambiamento, tra nuove proposte ricettive e la necessità di destagionalizzare i flussi. Ne parliamo con la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli.

 

di Elisa Tonussi

 

È stata l’estate delle spiagge vuote o dell’overtourism, quella del 2025? O, forse, entrambe le opzioni? Il settore turistico italiano, pur confermando la sua forza e attrattività, sta cambiando. Si diversificano le proposte ricettive, sbilanciate verso gli appartamenti e gli affitti brevi: un tema caldo che il comparto deve affrontare. E si destagionalizzano i flussi. Quest’ultima tendenza, già a lungo promossa dagli operatori di settore e anche dalle istituzioni, sembra rivelare solo ricadute positive sul comparto, che da tempo si interroga su come gestire il fenomeno dell’overtourism. Ne parliamo con Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, associazione che rappresenta la filiera turistica italiana.

 

Quanti arrivi sono stati registrati in Italia nel corso della stagione estiva 2025?

 

L’estate ha confermato la forza del turismo italiano: nel trimestre giugno-agosto abbiamo registrato oltre 61,3 milioni di arrivi, con una crescita del 7,5% rispetto ai 57 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Nonostante la vacanza estiva tradizionale di luglio e agosto resti ancora in pole position, negli ultimi anni le abitudini di viaggio stanno cambiando e stiamo assistendo a un numero crescente di prenotazioni nei mesi di spalla, come giugno e settembre, e ad una tendenza a dividere in più segmenti le ferie estive con la vacanza principale che dura, in media, 7 giorni. È un risultato che dimostra l’attrattività del nostro Paese e la capacità delle imprese di rispondere a nuove esigenze di mercato, ma anche un segnale di come le politiche di destagionalizzazione stiano dando i loro frutti.

 

Come ha performato, in particolare, il segmento del lusso?

 

Il turismo del lusso si configura come un segmento di mercato in espansione anche per il nostro Paese. Secondo il ranking di Condé Nast Johansens, l’Italia sale al secondo posto tra le mete di lusso più desiderate al mondo, superando la Francia e posizionandosi subito dopo la Spagna e il merito va alla ricerca di esperienze esclusive, all’alta qualità del made in Italy nelle sue diverse declinazioni dall’enogastronomia all’accoglienza personalizzata. Se nel 2024 le presenze nelle strutture alberghiere di fascia alta hanno sfiorato i 12,8 milioni di pernottamenti, con oltre 4,5 milioni di arrivi, confermando l’attrattività dell’Italia per la clientela alto-spendente, anche per il 2025 le stime prevedono una crescita con circa 4,6 milioni di arrivi e poco più di 12,9 milioni di presenze, con un incremento rispettivamente pari al 2,0% e all’1,4% rispetto all’anno precedente.

 

Quali sono le destinazioni preferite da chi visita il nostro Paese?

 

Il mare rimane per gli italiani la destinazione per eccellenza, con una preferenza per Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria, ma cresce la passione per la vacanza in quota che, nel complesso, ha registrato un +2,2% di pernottamenti con il Trentino-Alto Adige regione di punta in cui abbiamo assistito a una crescita della clientela internazionale e a una leggera diminuzione di italiani e tedeschi. Tra le città d’arte: Roma, Milano, Firenze e Napoli continuano a essere la prima scelta dei turisti stranieri con un’occupazione camere che ha raggiunto nei periodi clou l’80%, in prevalenza da parte di francesi, britannici, tedeschi e americani. Si scelgono le città d’arte, ma anche le località rurali all’insegna del relax, del contatto con la natura e la buona cucina.

 

Che cosa significa destagionalizzare il turismo?

 

La destagionalizzazione è diventata un obiettivo cruciale per molte destinazioni turistiche, permette di diminuire la pressione sulle infrastrutture e sull’ambiente durante i mesi di alta stagione, evitando il sovraffollamento e l’usura delle risorse naturali e urbane, ovvero l’overtourism. Inoltre, allungare la stagione significa poter mantenere attive le strutture ricettive, i ristoranti e le attrazioni turistiche per un periodo più lungo, garantendo occupazione stabile ai lavoratori del settore.

 

Quali ulteriori benefici per il settore turistico?

 

La destagionalizzazione offre alle destinazioni l’opportunità di diversificare la propria offerta turistica, includendo la promozione di eventi culturali, festival, manifestazioni sportive o esperienze enogastronomiche durante i periodi di bassa stagione. Questa varietà di proposte non solo attira nuovi segmenti di visitatori, ma contribuisce anche a migliorare l’immagine della destinazione come luogo dinamico e vivace tutto l’anno, permette di fidelizzare i turisti, offrendo loro esperienze uniche e personalizzate che difficilmente potrebbero vivere nei periodi di maggiore affluenza. Fidelizzazione che si traduce in un aumento del turismo di ritorno, con visitatori che scelgono di tornare nella destinazione in diverse stagioni dell’anno, contribuendo a una crescita economica costante e sostenibile. Ora la sfida è trasformare questo slancio in uno sviluppo strutturale, con investimenti in infrastrutture, formazione e innovazione che ci consentano di destagionalizzare l’offerta, allungando la stagione fino a ottobre.

 

A proposito di overtourism, come affrontate il problema nelle località colpite, oltre che destagionalizzando i flussi?

 

Il sovraffollamento di alcune mete turistiche è diventato un problema pressante, sia per i turisti che non riescono a godersi la vacanza, sia per i cittadini, costretti sempre più spesso a rivedere abitudini e spostamenti per evitare di ritrovarsi sommersi da folle di visitatori. L’overtourism rappresenta una delle principali criticità del turismo di oggi, con effetti tangibili sull’ambiente, la qualità della vita dei residenti, la sostenibilità economica e la fruibilità delle destinazioni. Un tema di cui si deve prendere coscienza guardando alle iniziative adottate anche da altri Paesi, ma soprattutto promuovendo quei territori meno noti che hanno grandissime potenzialità e che rappresentano un vantaggio competitivo. Tour operator e associazioni stanno lavorando attivamente per promuovere alternative valide a destinazioni ormai invase dai turisti. Da applicazioni come ‘Unexpected Italy‘, che propone itinerari personalizzati lontano dalla folla, a figure professionali, come il manager di destinazione, che si occupano di valorizzare le aree meno conosciute. Occorre, inoltre, perfezionare la regolamentazione degli affitti a breve termine, come dicevamo.

 

Come gli affitti brevi stanno impattando sulle performance del comparto alberghiero?

 

La ricettività in Italia si è quintuplicata: su 630mila strutture quasi 600mila sono appartamenti, se si considerano solo quelli ufficiali, e nonostante l’introduzione del Cin abbia consentito l’uscita dal sommerso di molti di loro un ampio sottobosco di affitti brevi rimane ancora non regolarizzato. Quello che gli albergatori rivendicano è operare sul mercato con le stesse regole, quando invece gli appartamenti pagano ancora la metà dell’importo Imu che versano gli hotel e lo stesso vale per la Tari. Un altro tema cruciale da rivedere rimane la possibilità di queste strutture di affittare a singola notte. Affinché si possa parlare di concorrenza leale, gli appartamenti dovrebbero prevedere per i loro ospiti una permanenza di almeno cinque giorni per potersi inserire in una fascia di mercato diversa da quella degli alberghi.

 

 

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