L’hotellerie alla prova del Covid, tra riaperture e misure di sicurezza. Le acquisizioni e le prospettive di mercato. Lo sviluppo del settore tour operator. La parola a Giuliano Gaiba, amministratore delegato di Th Resorts.

 

di Federico Robbe

 

Una lunga esperienza nel settore turismo, l’uscita da Alpitour e la voglia di rimettersi in gioco con una realtà dinamica come Th Resorts. Giuliano Gaiba, protagonista di primo piano del comparto, è il nuovo amministratore delegato del gruppo. In questa chiacchierata a tutto campo, racconta lo stato di salute del settore. E illustra i progetti dei prossimi anni in Italia e all’estero.

 

Iniziamo con un tema caldo: come valuta l’operato del Governo per il vostro settore?

Parto da un presupposto: non era per niente facile avere le idee chiare su tutti i settori in difficoltà a causa della pandemia. Pensare il contrario sarebbe semplicistico e irrispettoso verso il Governo che ha gestito l’emergenza. Certo, inizialmente ci sono state difficoltà a cogliere l’importanza del nostro settore. Con il nuovo governo abbiamo visto un cambio di passo.

 

Perché?

Penso soprattutto al ministero del Turismo istituito dall’esecutivo guidato da Mario Draghi. Senza dubbio un segnale importante. Anche perché prima il turismo era assimilato soprattutto ai beni culturali, con una prospettiva limitata rispetto alle sue potenzialità. Le decine di sigle del turismo sono sempre andate un po’ in ordine sparso, non è un mistero. Ultimamente, però, le cose sono cambiate e il turismo non è più un insieme di sigle e associazioni poco coese. Il settore si sta muovendo insieme, e questo è sicuramente l’aspetto più positivo.

 

Più nel dettaglio, si sta muovendo qualcosa sugli aiuti?

Siamo in una fase in continuo divenire. Ci sono segnali positivi e continuiamo a chiedere la giusta attenzione. Stiamo facendo un cammino e siamo certi che darà i suoi frutti.

 

Vediamo più da vicino la prospettiva di Th Resorts: quando riapriranno le strutture?

Le nostre 31 strutture riapriranno tra fine maggio e metà di giugno, a seconda delle diverse posizioni. Il primo ad aprire è stato il nostro hotel ad Assisi, il 14 maggio, complice il passaggio del Giro d’Italia.

 

È ottimista per l’estate?

Assolutamente sì. Vedo un avanzamento della campagna vaccinale da un lato e il calo dei contagi dall’altro. Due fatti che indubbiamente aiutano il nostro settore. E poi abbiamo bene in mente l’esperienza della scorsa estate, vissuta in serenità. Credo quindi ci sarà un impatto positivo sul turismo.

 

Quali misure di sicurezza prevedete all’ingresso e all’interno delle strutture, in particolare per momenti come ristorazione e spettacoli?

Intanto dobbiamo tenere presente le indicazioni a livello nazionale, quindi non possiamo ‘inventare’ granché: bisogna adeguarsi alle disposizioni per tutelare al massimo la sicurezza degli ospiti. Nelle sale dei ristoranti, per esempio, non ci saranno buffet, ma sarà tutto servito, e i distanziamenti dovranno essere garantiti. Durante gli spettacoli ci sarà un numero limitato di spettatori, con accesso controllato. E magari con serate in più orari, per evitare assembramenti. Aggiungo un altro fatto relativo a Th Resorts.

 

Ovvero?

La scorsa stagione estiva tutte le nostre strutture sono rimaste aperte e non abbiamo avuto casi di Covid. Segno che è possibile lavorare in sicurezza. In più, in vista dell’imminente riapertura, stiamo anche sperimentando a un tampone salivare rapido di 30 secondi, in grado di dare l’esito in pochissimo tempo.

 

Ora una domanda d’obbligo: cosa l’ha spinta a cominciare questa nuova avventura con Th, lasciando un colosso come Alpitour?

Diversi fattori, tra cui la compagine societaria unica di Th nel panorama italiano e la sua indubbia attrattività. Credo che nel medio periodo possa raddoppiare il fatturato e il numero di strutture nel mondo hotellerie.

 

In che modo?

Passando da Spa a gruppo e lavorando su due grandi filoni. Uno è appunto l’hotellerie, la base storica da cui è iniziata l’avventura imprenditoriale, e l’altro è il mondo del tour operator. Un segmento molto dinamico, ad oggi presente solo in minima parte all’interno del gruppo. Per usare una metafora nautica, stiamo mettendo a punto la barca, ma tireremo su la vela solo quando ci sarà vento. Dobbiamo aspettare che il mercato riapra e che riprenda il flusso di turisti. Allora sì che sarà il momento di issare le vele e prendere il largo.

 

Come si collocano le recenti acquisizioni nel vostro piano di investimenti e nuove aperture?

Il gruppo è piuttosto forte per quel che riguarda la presenza in montagna; più recente è l’approccio a location di mare e città d’arte. Se penso a Th nei prossimi anni, immagino una presenza di strutture al mare pari al 50%, quelle in montagna con un peso del 25% e quelle nelle città d’arte con un altro 25%. Con uno sviluppo significativo del settore tour operator.

 

Perché?

È un settore strategico per Th e che peraltro conosco bene. Il punto è che oggi lavoriamo soprattutto in estate e inverno, con momenti di relativa calma nel resto dell’anno. Ma le città d’arte e i tour operator lavorano 365 giorni all’anno, grazie alla presenza in location internazionali indipendenti dalla stagionalità. Allargare l’orizzonte a questi mondi permetterà di avere un equilibrio finanziario molto interessante.

 

Restiamo sulle prospettive: c’è anche l’idea di espandersi all’estero?

Per ora il nostro mercato è soprattutto italiano: oggi siamo leader di mercato per numero di camere e per le proposte di montagna. Ma intendiamo prendere in mano strutture all’estero presidiate dai marchi di tour operator.

 

In Europa?

Non è detto. L’idea è proprio quella di presidiare le zone predilette dagli italiani. Se parliamo di corto raggio, intendo Spagna, Grecia, Portogallo, Egitto. Se parliamo di lungo raggio, l’orizzonte si estende a Caraibi, Egitto, Emirati arabi, Oceano Indiano. Le mete vacanziere preferite dagli italiani. Perché Th vuole diventare simbolo dell’italianità nel mondo.