La 57esima edizione della rassegna vinicola veronese non delude le aspettative di pubblico ed espositori. Interessante pure la proposta di ristorazione. Ma permangono alcune criticità.
di Federica Bartesaghi e Tommaso Farina
A fronte di un ProWein che perde consensi e di un Wine Paris che invece ne guadagna, ma fatica ancora a gestire l’aumento di pubblico ed espositori, Vinitaly si conferma – con grande soddisfazione della sua community – la fiera di riferimento in Europa per il vino italiano. Un giudizio che forse non mette d’accordo proprio tutti, ma sicuramente esprime il pensiero di quelli che, nel corso dell’edizione 2025 (Verona, 6-9 aprile), hanno avuto gli stand affollati dalla mattina alla sera. Di seguito il parere delle aziende – circa un centinaio – che abbiamo incontrato a Verona.
L’EVENTO
La piazza del vino italiano si conferma tale anche nel 2025, con circa 4mila aziende espositrici distribuite in 18 padiglioni. Il lunedì, come da tradizione, è stato il giorno clou dell’evento, con i visitatori che hanno affollato il complesso fieristico dalle prime ore del mattino. Bene anche il martedì e la domenica, giorno in cui si è forse registrata un’affluenza un po’ più scarsa rispetto al passato, complice probabilmente il prezzo dei biglietti al pubblico, che è lievitato ancora, toccando i 125 euro.
Voto: 8
I VISITATORI
A detta degli espositori, in fiera c’erano proprio tutti: i buyer delle catene della Grande distribuzione, gli importatori, i distributori stranieri e soprattutto esercenti e ristoratori. Questi ultimi, com’è facile immaginare, hanno preferito la giornata del 6 aprile, lunedì, classico giorno di chiusura per i loro locali. In molti comunque si sono visti la domenica (altro giorno in cui spesso i ristoranti restano chiusi) e anche negli altri giorni. Complessivamente, per quanto abbiamo percepito, il mondo della ristorazione considera ancora il Vinitaly un appuntamento imprescindibile, per l’opportunità di assaggiare personalmente le novità presentate, e di parlare direttamente faccia a faccia con le cantine. In aggiunta alle consuete autorità governative italiane, presenti in fiera per la prima volta anche due commissari europei: Christophe Hansen (Agricoltura e Sviluppo rurale) e Olivér Várhelyi (Salute).
Voto: 8
I COSTI
Non ha subito ritocchi il prezzo al metro quadro degli stand, ma il tema dei costi resta cruciale per gli espositori, almeno per quanto riguarda i biglietti. 44 euro circa il costo che dovevano sostenere per invitare in fiera un operatore, che poteva così accreditarsi ‘a spese’ della cantina. Se tuttavia l’operatore in questione si accreditava ma non passava ai tornelli, il costo del biglietto veniva comunque accreditato all’espositore. E per alcuni la perdita economica non è stata indifferente. Una formula che magari si può ripensare?
Voto: 5
L’OFFERTA DI RISTORAZIONE
Un’offerta ristorativa d’eccellenza questa di Vinitaly 2025, con l’implementazione di soluzioni davvero stuzzicanti. La piazzetta sul retro del padiglione internazionale ha ospitato lo stand gastronomico dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, con chef associati diversi ogni giorno a proporre un paio di piatti. Proprio di fronte, lo staff di Alessandro Pipero serviva invece panini con la porchetta e la sua proverbiale carbonara. Da segnalarsi, nelle vicinanze, anche la Cruncheria firmata Renato Bosco, uno dei maggiori lievitisti italiani, con le sue particolari pizze farcite. Particolarmente succoso, poi, uno spazio inedito: nel Padiglione numero 1, quello dell’Emilia Romagna, la regione ha reso omaggio al suo cuoco più illustre, Massimo Bottura, che col ristorante “…Al Massimo” ha festeggiato i trent’anni della sua Osteria Francescana servendo ogni giorno un menù di tre piatti iconici e sempre diversi a 80 euro. In aggiunta a queste chicche, erano presenti gli street food più popolari, come i food truck dedicati al panino toscano col maiale e al cotechino veronese con pearà. Prezzi non sempre miti, ma tutto sommato giustificati.
Voto: 8
LA PULIZIA E I PAVIMENTI
La pulizia resta un tasto dolente per Vinitaly. Ancor più evidente nei giorni di maggiore affluenza, leggi il lunedì. Purtroppo, da metà giornata in poi il livello di pulizia delle aree comuni ha lasciato a desiderare. Forse occorre investire in un numero maggiore di operatori che facciano una manutenzione costante, perché si tratta di un disservizio per gli espositori e di un brutto biglietto da visita per i visitatori. Un altro punto dolente sono le pavimentazioni. Laddove mancano tappeti o moquette, l’effetto visivo è davvero brutto. Nonché un dispiacere per le aziende che tanto investono per avere stand belli e accoglienti. Secondo alcuni, il costo della pavimentazione ricade sulle regioni, secondo altri non sempre è così. Il dato però resta: nei padiglioni 4 e 5 (Veneto), ma anche nel 9 (Toscana) – per fare due esempi eclatanti – il pavimento era un vero pugno negli occhi.
Voto: 4
GLI STAND
Una nota di merito va all’Emilia Romagna per la bellezza del nuovo allestimento: un colpo d’occhio notevole per chi entrava nel padiglione 1. Un’altra bella sorpresa è stato il rinnovato allestimento del Friuli, davvero d’impatto.
Voto: 9
LA VIABILITÀ
Dici Vinitaly, pensi alle code. E purtroppo anche quest’anno è stato così, per lo meno il lunedì, quando a fine manifestazione noi stessi siamo rimasti imbottigliati in una fila oceanica di un ora e mezza. E questo nonostante un forte dispiegamento di forze dell’ordine che indirizzavano le auto in sensi unici creati ad hoc per smaltire il traffico. Purtroppo non è bastato.
Voto: SV