I menù senza prezzi per il gentil sesso: anacronistica mancanza di rispetto o piccolo rituale di civiltà? La polemica sollevata dalla modella Agustina Gandolfo ha trovato spazio sui giornali a novembre. Eppure non è questo il tema di cui si sarebbe dovuto parlare. 

 

di Tommaso Farina

 

Tra Covid, portuali triestini e green pass più o meno negato, il mondo della ristorazione, all’inizio di novembre, ha avuto modo di baloccarsi con una polemica leggera, che ha profumato le tetre cronache con un pizzico di pepe. Agustina Gandolfo, bionda, argentina, modella, moglie del calciatore Lautaro Martinez, ha festeggiato con l’attaccante interista il rinnovo del suo contratto, cenando a Milano in un ristorante che ancora non è stato identificato. Bene: il ristorante le ha dato un menù senza prezzi, come spesso avviene con le signore, non solo in Italia e non solo in superstellati. Agustina ne è rimasta alquanto contrariata: “Lo sapevate che in Italia in diversi ristoranti non mettono i prezzi sul menù alle donne? E se volessi pagare io? Sono indignata”. Si potrebbe obiettare che probabilmente esistono questioni un po’ più cogenti a cui riservare simile sentimento, ma alla fine l’indignazione è un diritto sacrosanto di ogni individuo, così come l’obiettivo cui destinarla. Quello che interessa è che la riflessione della modella ha portato agli occhi di un pubblico più vasto una polemicuccia che, come un fiume carsico, periodicamente passa e se ne va nel mondo gastronomico post-facebook. Nei decenni, ci sono stati svariati articoli giornalistici dedicati al tema. Alcuni di essi assumevano toni apocalittici, come se il menù senza prezzi per le donne fosse stata un’offesa indicibile e, per usare un termine alla moda, un atto di sessismo, magari dovuto alla tremenda “oppressione patriarcale”. Ma nessuno di questi dibattiti trascendeva il mondo asfittico degli addetti ai lavori. Oggi, con la Gandolfo se n’è parlato anche sui giornaloni. E così, tanto per citare due personaggi con cui su questo giornale abbiamo chiacchierato, Enrico Cerea definisce il menù senza prezzi come “un gesto di galanteria verso l’ospite”, mentre il vulcanico Alessandro Pipero dice che “diventa una forma di mancanza di rispetto. E in ogni caso è anacronistico”. Personalmente sono anacronistico in tutto, dall’abbigliamento alla musica ascoltata: e non per scelta di essere fuori dal tempo, ma per la maggior soddisfazione che mi danno certe cose rispetto ad altre, solo incidentalmente più moderne. E francamente, quando sono uscito con un’amica ho sempre avuto piacere nel vedere quella che ho ritenuto una piccola attenzione, né l’amica se n’è dimostrata urtata, anche quando il conto è stato diviso. Sono piccoli rituali di civiltà. La cravatta non serve a niente, eppure la si mette anche se probabilmente si sta più comodi senza portarla. Per cui, personalmente continuerò a considerare il menù senza prezzi come un piccolo bel gesto. Non abbiamo visto tante polemiche, invece, quando i ristoratori, a causa della crisi e dell’aumento dei costi delle materie prime, sono stati spesso costretti a ritoccare all’insù i listini dei loro piatti. Anzi, chi l’ha notato ne ha approfittato per infangare ancor di più la categoria, presentata come avida e approfittatrice. Bene: l’hanno fatto a cuor leggero, i ristoratori, di rincarare il menù? Non ci si potrebbe occupare di questo, sui grandi giornali che hanno dato moltissimo risalto all’indignazione della coppia Martinez? Peggio il menù senza prezzi o i prezzi stessi che devono essere ricaricati per evitare di chiudere?