Roma – “E’ prematuro parlare di sperimentazioni o di avvio di piantagioni di tartufo bianco in Italia, anche perché il nostro risultato di studio è stato soltanto ufficializzato martedì scorso. Ho però registrato manifestazioni di interesse in prima persona dopo le mie conversazioni con un centro studio italiano”. Lo dichiara Claude Murat, ingegnere di ricerca dell’istituto francese Inrae e specialista del tartufo e del processo di micorrizazione. Il chiarimento, divulgato da Ansa, arriva dopo l’annuncio, la scorsa settimana, dei risultati di uno studio condotto in Francia in merito alla coltivazione del pregiato fungo (leggi qua). Lo studio, però, non ha altre prove sul campo al di fuori della Francia. E la vendita della pianta per la coltivazione è stata fatta soprattutto nell’esagono. Se questa pratica dovesse prendere piede, comunque, andrebbero a modificarsi le dinamiche commerciali legate al tartufo, che oggi è raccolto principalmente in ambiente boschivo in Italia e in alcuni altri Paesi europei.