Un gruppo di ristorazione di Zurigo questa estate ha pagato i camerieri in base al giro d’affari dei propri locali. Alcuni di loro hanno guadagnato fino a 16.500 franchi al mese, con comunque lo stipendio base garantito. Padroni e lavoratori che si dividono i profitti?

 

Tommaso Farina

 

E così, il miracolo del socialismo reale si concretizzò in Svizzera. E non parliamo di qualcosa di simile all’applicazione delle teorie di Marx nell’Unione Sovietica di Lenin e Stalin: là, tutti erano uguali perché poveri allo stesso modo, con l’eccezione della nomenklatura del Pcus che alla chetichella in realtà accumulava ricchezze nelle sue dacie di campagna. Per nulla: qui si mettono in comune i mezzi di produzione, e si fanno un sacco di soldi, tutti quanti.

 

Siamo forse impazziti per aver annunciato una cosa del genere? Pochi giorni fa, i giornali online e offline hanno pubblicato una notizia. La palma del titolo più esagerato va di diritto al sito web TvSvizzera.it, che ha un dominio “.it” ma è realizzato (o almeno, pare) in Svizzera, per “permettere al pubblico italiano e italofono di usufruire di parte dei programmi della Radiotelevisione della Svizzera italiana (Rsi), una possibilità che era venuta a mancare dopo il passaggio al digitale terrestre”. Bene: lo scorso 28 agosto, il periodico lanciò uno strillo intitolato “A Zurigo i camerieri guadagnano più dei manager”. Possibile? Ma non erano una categoria bistrattata e malpagata un po’ in tutto il mondo? Il titolo svolge la sua funzione: incuriosire, invogliare a leggere, ad approfondire. Ed ecco svelato l’arcano, poi riportato da frotte di quotidiani italici: non è vero che tutti gli uomini di sala del Canton Zurigo sono strapagati. Semplicemente, durante l’estate questo trattamento è toccato in sorte ai dipendenti dei ristoranti che fanno capo a una certa proprietà: quella dell’accoppiata di imprenditori Michel Péclard – Florian Weber. I due (in realtà Weber è solo un socio di minoranza) posseggono non meno di 15 locali sparsi in tutto lo zurighese, creati dal fiuto di Péclard, un signore nato nel 1968 che da ragazzo voleva fare il banchiere e che strada facendo ha capito che anche il ramo gastronomico poteva essere profittevole. Ma che ha pensato, il banchiere mancato? Per la stagione estiva, ha deciso di pagare i camerieri in base al giro d’affari effettivamente totalizzato dai ristoranti in cui operano. In aggiunta al contratto di stipendio normale, che non può mai scendere sotto i 3.750 franchi mensili, si beccano golose gratifiche, che danno luogo a una bella mesata per ciascuno. “I nostri salariati guadagnano ormai tra gli 8mila e i 12mila franchi al mese. Il salario più alto versato finora è stato di 16.500 franchi, ma si tratta di un’eccezione”: Péclard dixit. In pratica, i dipendenti hanno messo in tasca tra il 7 e l’8% del totale degli incassi mensili, iva esclusa. Se ci pensate bene, è la concretizzazione del sogno marxista: i lavoratori che non si pigliano un semplice contentino dal padrone ‘sporco capitalista’, ma partecipano direttamente a profitti e utili. “I nostri impiegati lavorano come se l’azienda non ci appartenesse ma appartenesse a loro”: chiaro come il sole.

 

Naturalmente, un rischio del genere si può decidere di correrlo solo se si prevedono incassi cospicui. E in Svizzera, pare che la ristorazione stia vivendo un momento d’oro, ulteriormente propiziato da una stagione estiva che si è rivelata eccezionale. Il sindacalista Philipp Zimmermann ha però mugugnato: non sarà che gli imprenditori trasferiscono così ai dipendenti il rischio d’impresa? Obiezione non troppo sensata, visto che comunque il cameriere porta sempre a casa il suo fisso stabilito per contratto. E secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica elvetico, gli stipendi sarebbero aumentati più che in tutti gli altri rami economici, e avrebbero già compensato la perdita del potere d’acquisto causata dall’inflazione. La Svizzera farà sempre più gola ai già molti frontalieri italiani.