Milano – Il trend della cucina casalinga rimarrà anche nel periodo post-Covid. Secondo l’Osservatorio Deloitte Global State of Consumer Tracker, dal parere di oltre 40mila consumatori in 18 Paesi, nel corso della pandemia si sono sedimentate alcune abitudini che perdureranno anche alla fine della crisi sanitaria. Tra queste, quella di cucinare più frequentemente a casa e mangiare meno al ristorante. Circa il 55% dei consumatori pensa che preparerà più frequentemente i propri pasti. E l’Italia è in linea con la media internazionale (51%). Inoltre, sebbene il 15% degli intervistati dichiari di voler andare al ristorante con frequenza, anche a crisi sanitaria terminata, il 40% pensa di ridurre questa attività. Dato che in Italia si ferma a un non meno significativo -28%, in linea con gli altri paesi europei.
Perché si uscirà meno per pranzare o cenare? La prima motivazione è strutturale: anche dopo la pandemia, continuerà il lavoro da remoto. La seconda ragione è economica, in quanto la crisi ha messo alla prova i bilanci delle famiglie. Infine è una questione di preferenza.
“Per il mondo del Foodservice non basterà attendere la fine dell’emergenza per la ripresa dei consumi. A fianco a degli accorgimenti per trasmettere l’impegno dell’impresa per la sicurezza dei consumatori, sarà necessario adattare la propria offerta per cogliere ulteriori opportunità di mercato”, commenta Eugenio Puddu, consumer products sector leader di Deloitte Italia. “Come emerge dai dati, si stima infatti che l’intenzione di ordinare per l’asporto o la consegna a domicilio persisterà sia a livello internazionale sia locale. Per questo sarà necessario considerare formati come il delivery o il drive-through, che rendano l’esperienza sempre più accessibile, anche da remoto”.