Non di rado il comportamento indisciplinato di bambini fuori a cena è oggetto di lamentele. Un ristoratore americano ha perfino deciso di far pagare un sovrapprezzo agli “adulti incapaci di fare i genitori”. Eppure, talvolta, non è solo colpa di mamma e papà…
di Elisa Tonussi
Immaginate di essere nel vostro ristorante preferito: siete in procinto di gustare il piatto preferito. All’improvviso: “Pista!”. Due bambini corrono frenetici fra i tavoli, schiamazzando. Sareste più che giustificati a sentirvi infastiditi, alterati o perfino esasperati. Come vorreste che il ristoratore tutelasse la vostra esperienza?
Un ristoratore negli Stati Uniti ha pensato una soluzione originale: ha inserito nel menù un sovrapprezzo ‘For adults unable to parent’, per gli adulti incapaci di fare i genitori. Succede al ristorante Toccoa Riverside, a Blue Ridge, negli Stati Uniti. Tra primi a base di pasta, sandwich e insalate, appare una ‘tassa sulla cattiva genitorialià’, il cui valore è totalmente aleatorio. Si può dedurre, però, che rischi di non trattarsi di pochi spiccioli, visto che la dicitura è seguita da tre simboli del dollaro. Il ristoratore in questione non è certamente un tipo accondiscendente, visto che appaiono anche un sovrapprezzo in caso di: condivisione di un piatto (3 dollari), feste con oltre sei persone, richiesta di conti separati e menù di compleanno (per cui richiede un’indennità del 18%). Vale la pena domandarsi se questa scelta sia legittima, in quali casi si applicherebbe il sovrapprezzo e, soprattutto, come si stimerebbe l’eventuale danno economico subito dal ristoratore, e dai suoi clienti, per i capricci di un bambino.
Di questa vicenda, però, mi ha più colpito un aspetto: alla cronaca si affiancano commenti di vario genere e tipo. Si spazia dalla raccolta di esperienze e opinioni di ristoratori, a sproloqui sul perché i bambini non sono bene accetti in alcuni locali, si arriva perfino ad articolati codici di condotta per genitori e figli. Nessuno, però, ha mai preso in considerazione un’ipotesi: e se fossero alcuni locali a essere poco ‘kids friendly’?
Mi spiego. Alcuni ambienti, che propongono specifiche esperienze e proposte culinarie, non si prestano a una cena con bambini, si rivolgono a un target preciso ed è più che legittimo che i più piccoli vengano esclusi dal locale a priori. Altri ristoranti, però, si propongono come luoghi di convivialità per chiunque voglia trascorrere del tempo in compagnia mangiando – si spera – del buon cibo: gruppi di amici e… famiglie. Eppure, non sempre sono tanto accoglienti. Me ne sono accorta negli ultimi tempi, frequentando ristoranti e pizzerie con mio figlio, che ha pochi mesi.
I primi ostacoli si incontrano, più frequentemente di quanto si possa pensare, fin dall’ingresso nei locali. Gradini, scale e piani rialzati infatti sono diffusissimi, non sempre, però, sono serviti da rampe o ascensori. Se per una giovane coppia di genitori l’ostacolo risulta facilmente sormontabile, sollevando per un breve tratto il passeggino, non per tutti è altrettanto semplice: per un genitore solo o per dei nonni anziani. Senza dimenticare che si tratta di barriere architettoniche per i disabili. Alcuni ristoranti, poi, hanno spazi incredibilmente angusti e raggiungere il proprio posto assegnato è una vera e propria gimcana tra tavoli e sedie. In simili ambienti, non di rado lo spazio tra i tavoli è talmente poco da avere difficoltà a posizionare il passeggino, al punto che un estraneo alla situazione avrebbe difficoltà a capire a quale tavolo sia accomodato. Fino a questo punto, però, il bambino è contento e intrattenuto dalla curiosa situazione, se non addirittura divertito dalla possibilità di interagire con tante persone. Per i genitori, però, la sensazione è di essere una scomoda presenza.
Veniamo al momento della cena, quando i tempi di attesa decretano la differenza tra una serata piacevole o una disastrosa perdita di tempo. In presenza di bambini, la velocità del servizio è cruciale: nessuno ama attendere troppo a lungo per mangiare, men che meno i più piccoli. Una buona organizzazione della cucina basterebbe a evitare scomode situazioni, specialmente se, nel frattempo il ristorante, diventa sovraffollato e incredibilmente rumoroso. Meglio non soffermarsi troppo a lungo, poi, sui fasciatoi, che, se presenti, sono quasi esclusivamente nel bagno delle donne e risultano talmente sporchi da non poter essere utilizzati.
Immaginate, allora, di essere nel vostro ristorante preferito: sono quasi le 20.30, avete ordinato da oltre un’ora e siete impazienti di gustare il vostro piatto preferito. All’ingresso del locale si stanno affollando persone in attesa che si liberi un tavolo. C’è baccano. Vostro figlio si sta intrattenendo giocando con l’involucro dei grissini serviti al vostro arrivo, ma inizia ad annoiarsi e cercate di proporgli nuovi diversivi. Finalmente vi viene servita la vostra comanda. All’improvviso, un pianto isterico. Vostro figlio è esasperato dall’ambiente rumoroso e dalla noia. Vi sentireste molto probabilmente imbarazzati e impotenti e fareste di tutto per arrecare il minor disturbo possibile. Intanto la vostra pietanza si sta raffreddando: la mangerete fredda, quando sarà il vostro compagno a prendersi cura del bambino. Non vorreste che il ristoratore avesse creato le condizioni perché poteste godere della vostra cena?
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