Giovanni Mantovani racconta i punti salienti dell’edizione ridotta della rassegna veronese, in programma per ottobre. Pochi padiglioni, stand preallestiti, attenzione ai protocolli. Le aziende hanno poi aderito in massa all’invito per Operawine, il 19 giugno. Con una novità per il giorno successivo…

di Tommaso Farina

 

Il mondo fieristico italiano finalmente riparte, dopo la grande paura e lo stop del Covid. Mentre lentamente persone e aziende provano a rientrare in pista, Veronafiere scalda i motori, presentandosi con una combo d’eccezione: prima Operawine, il prossimo 19 giugno, anticipata dai panel dei giudici di 5StarWines a partire dal 16 dello stesso mese, poi il Vinitaly Special Edition, dal 17 al 19 ottobre. Certo: la situazione del Covid ancora nessuno sa quale potrà essere, ma intanto la fiera si prepara a ospitare i primi veri grandi eventi in presenza dopo la sosta forzata. Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, racconta un po’ questi progetti, fornendo anche qualche anticipazione.

 

Operawine si trova nella condizione di essere il primo evento di rappresentanza completamente in presenza in quest’epoca successiva ai vari lockdown. Vi attendete grande partecipazione?

Direi che siamo ben oltre le aspettative. Delle circa 200 aziende che abbiamo invitato, ne aderirà la quasi totalità, praticamente il 95%. La selezione di Wine Spectator, con cui siamo orgogliosi di collaborare ancora una volta, vedrà poi la presenza, e qui la parola è quantomai appropriata, di qualche centinaio di buyer e operatori della comunicazione di livello internazionale. La cosa poi è particolarmente interessante, perché la manifestazione si svolgerà per la prima volta nelle Gallerie Mercatali, cioè negli spazi d’archeologia industriale che facevano parte del vecchio mercato ortofrutticolo. Avevamo già in animo di utilizzarli l’anno scorso, ma ovviamente non è stato possibile. Così, li utilizzeremo per la prima volta a Operawine.

Altri segni particolari di quest’edizione, che sarà la decima?

Sarà un’edizione antologica, proprio per celebrare il decennale. Abbiamo deciso di coinvolgere tutte quelle aziende che, in questi 10 anni, sono state selezionate almeno una volta. Comunque, Operawine si confermerà un’istantanea esaustiva della migliore produzione vitivinicola del nostro Paese, analizzata con gli occhi degli esperti di Wine Spectator: un nome che, per un mercato strategico come quello nordamericano, conta certamente qualcosa. Comunque, ci tengo a ricordare che in Cina, ancora prima, dall’8 al 10 giugno, ci sarà Wine To Asia, che sarà la nostra prima grande manifestazione vinicola in presenza fuori dall’Italia: oltre 450 aziende, e una partecipazione internazionale che ci aspettiamo qualificata ed entusiasta. Tornando a Operawine, ci sarà un altra novità il giorno successivo…

Cioè?

Domenica 20 giugno sarà la volta, sempre all’interno delle Gallerie Mercatali, di Vinitaly Preview. Un evento per quelle aziende che vorranno incontrare i buyer e gli operatori presenti a Opera Wine, sino a un massimo di 180. Una sorta di fiera agile e snella sulla scia della manifestazione precedente.

Parliamo adesso di Vinitaly Special Edition in ottobre: cosa avrà di diverso dal solito?

Anzitutto, la data. Un Vinitaly autunnale è una Special Edition, una primizia per noi, ma riteniamo che ottobre sia un buon momento per fare affari nel vino, e anche per organizzare le agende in tal senso, in vista dell’anno che verrà. È un’edizione speciale, un appuntamento rigorosamente b2b in presenza e sicuro, pensato e posizionato strategicamente come punto di arrivo delle prime iniziative commerciali all’estero, per poi ripartire con slancio verso il 54esimo Vinitaly, dal 10 al 13 aprile 2022. La Special Edition di ottobre ha l’obiettivo di riunire istituzioni, associazioni e aziende, coinvolgendole in un progetto di sistema che rappresenta il primo evento business del 2021 dedicato al settore vitivinicolo. Sarà inoltre un evento smart. Abbiamo calcolato quattro o cinque padiglioni, forse sei, non di più. Gli stand, dal canto loro, saranno preallestiti e non personalizzati come consueto: saranno all’incirca uguali e differiranno per le brandizzazioni personali ideate da ogni singola azienda.

Quanto a queste ultime, avete già avuto riscontri?

È ancora presto per fare una stima. La campagna commerciale è appena cominciata e ci sono già importanti adesioni. Intanto però stiamo facendo un gran lavoro preparatorio.

Arrivando al tema Coronavirus, come farete a garantire la sicurezza?

Non sappiamo se a ottobre ci sarà un allentamento delle norme governative. Dal canto nostro, noi ci siamo organizzati e attrezzati per far rispettare le regole anche se restassero uguali a quelle previste dai protocolli attuali. In ogni stand di misura 4×4 potranno stare due persone dell’azienda e due buyer oppure operatori alla volta, non di più. Negli stand più grandi, la capienza prevista sarà invece doppia. Anche il layout dell’evento e dei singoli stand risponderà ai criteri stabiliti dai protocolli safety care. È stato inoltre attivato per gli espositori un servizio gratuito di consulenza e assistenza per la progettazione in sicurezza delle aree espositive, anche con modalità innovative. A questo, si aggiungono un programma per la gestione in sicurezza degli ingressi giornalieri, la sanificazione continua dei padiglioni e delle attrezzature, 400 telecamere di sorveglianza e monitoraggio anti-assembramento collegate a una centrale operativa, un presidio medico diagnostico in tempo reale e dotato di tutti i servizi necessari. Infine, è stato integrato tecnologicamente il sistema di climatizzazione che permette il controllo di temperatura, umidità su tutta l’area espositiva interna, con ricambi d’aria gestiti secondo i migliori standard. Per gestire eventuali criticità ci affidiamo poi al supporto dell’azienda ospedaliera Sacro Cuore di Negrar. In quartiere e tra gli stand, la parola d’ordine è e sarà sicurezza.

Qual è l’andamento dell’incoming dei buyer, anche dall’estero?

C’è una buona risposta del mercato-Italia: sarà uno dei focus della manifestazione, visto che è quello che ha maggiormente sofferto dello stop. Vedo buona risposta anche da Scandinavia, Regno Unito, Usa e Canada. I giapponesi ora hanno la testa sulle Olimpiadi, ma siamo strettamente collegati a questo mercato e lavoriamo perché possano essere presenti anche loro. Una piccola incognita sarà la presenza, invece, di operatori da altre aree asiatiche e sudamericane.

Come la mettiamo con la Wine Business City, in programma a Milano una decina di giorni prima del Vinitaly?

Non siamo assolutamente in concorrenza. Ho comunque il massimo rispetto per gli organizzatori della Milano Wine Week. Sicuramente saranno in grado di gestire anche il loro evento b2b, che comunque si svolgerà in date diverse dalle nostre.

Che ne dice della fusione tra Ieg di Rimini e Bolognafiere?

Credo molto nelle operazioni con una forte valenza industriale. La sinergia emiliana-romagnola ha dietro un progetto, ci stanno lavorando. Vedremo poi i risultati.

Avete in mente qualche partnership, magari un gemellaggio tra Vinitaly e Cibus Parma?

Con Parma abbiamo costituito da alcuni anni la società Verona Parma Exhibiton che possiede il 50% di Bellavita Expo per la organizzazione di eventi all’estero. Abbiamo collaborato già, sempre all’estero, con Cibus e Vinitaly a metà degli anni 2000, in tempi in cui fare sinergia con altri organizzatori non era consueto, così come nell’ambito del Piano di promozione straordinaria del made in Italy in anni più recenti. In questo momento, dopo un anno e mezzo di fermo, la nostra priorità è la ripartenza. Faremo tutti fatica a rimetterci in pista. Un anno di lontananza peserà sui comportamenti delle persone, dei visitatori. Poi, tutto è possibile. Siamo alla finestra per qualunque collaborazione e aggregazione vantaggiosa. Vediamo prima i risultati del 2022.

A proposito: Vinitaly 2022 è già in cantiere?

Eccome, sarà dal 10 al 13 aprile. L’ottimismo non ci manca. Grazie anche al successo del nostro roadshow nei territori del vino italiano, a incontrare i produttori: è molto utile il faccia a faccia con così tante aziende dopo un anno e mezzo di stasi. Spesso questi incontri li ho anche fatti personalmente. C’è voglia di parlare, di progettare, dopo questo periodo di ‘cattività’ da virus.