Quella che si è chiusa mercoledì a Verona è stata una fiera ricca di spunti e innovazioni, di eventi e grandi personalità. E anche i ristoratori hanno avuto di che divertirsi. Di seguito, i pareri che abbiamo raccolto e le nostre impressioni su questa 56esima edizione.

 

di Federica Bartesaghi

 

La fiera

 

Il giudizio è più che positivo (un risultato più unico che raro, per una fiera). Vinitaly, a detta di tutte le aziende che abbiamo incontrato, è e si conferma una piazza strategica per il mercato vinicolo nazionale. È il luogo in cui si incontrano i clienti, gli amici, i partner e i fornitori. Per alcuni – non per tutti – è anche il luogo in cui fare nuovo business. La sua importanza all’interno di un panorama fieristico affollato non viene quindi messa in dubbio. Non è mancata attenzione nemmeno nei confronti dei ristoratori. Sono stati infatti organizzati convegni dedicati al comparto, come quello di lunedì 15 (‘Assortimento della wine list e sostenibilità economica della cantina’), messo in piedi dalla Fipe con l’Unione Italiana Vini.

 

Voto: 8

 

 

Gli operatori

 

I buyer hanno affollato la fiera. E questo è vero sia per i professionisti italiani sia per quelli giunti dall’estero. In effetti, a Vinitaly, il mondo della ristorazione ha sempre di che divertirsi. E, per i produttori, la soddisfazione col mercato Horeca è stata palpabile anche nel 2024. Gli espositori si sono infatti detti molto soddisfatti dell’incoming promosso dagli organizzatori. I numeri ufficiali parlano di 97mila presenze totali di cui oltre 30mila operatori stranieri. La pole position resta agli Usa, con un contingente di 3.700 operatori presenti in fiera (+8% sul 2023). Seguono Germania, Uk, Cina e Canada (+6%). In aumento anche i buyer giapponesi (+15%).

 

Voto: 8

 

 

Gli ‘avventurieri’

 

Vinitaly, si sa, come e più di altre fiere richiama una moltitudine di curiosi. Molto è stato fatto in questi anni per profilare i visitatori ed evitare l’effetto ‘sagra di paese’. Quest’anno, però, si sono visti ancora troppi avventurieri tra gli stand, che hanno creato non pochi disagi al lavoro degli espositori. È vero, il vino è business ma anche convivialità. Tuttavia abbiamo visto decisamente troppi elementi sopra le righe dentro e fuori i padiglioni.

 

Voto: 5

 

I politici

 

Una presenza senza dubbio copiosa quella di politici al Vinitaly. Dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida al ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, fino all’europarlamentare Paolo De Castro e altri ancora. Anche la premier Meloni, il lunedì, ha onorato la fiera con la sua presenza. Un chiaro segnale del peso che la manifestazione – e l’intero settore – riveste per il Paese. Bene quindi la presenza, ma sapranno i politici rispondere anche alle richieste d’aiuto delle cantine? Una su tutte, la necessità di allineare la legge Italiana a quella europea in materia di dealcolati, tra i grandi argomenti di discussione di questo Vinitaly.

 

Voto: 7

 

La viabilità

 

Per la prima volta nella storia (almeno recente) della manifestazione, il traffico è stato gestito in maniera adeguata. Certo, non sono mancate alcune code in ingresso o in uscita negli orari clou, ma irrisorie rispetto alle interminabili file che in molti hanno provato a sperimentare andando a Vinitaly. Gli organizzatori avevano infatti annunciato una collaborazione ancor più stretta con il comune di Verona per risolvere l’annosa questione. E questa volta, pare ci siano riusciti.

 

Voto: 8

 

I servizi

 

Una nota dolente è senza dubbio la pulizia. Una fiera così grande deve essere in grado di accogliere migliaia di visitatori e, nel contempo, riuscire comunque a mantenere un ambiente decoroso dall’inizio alla fine della manifestazione. Sempre sul fronte dei servizi, il quartieri fieristico è caratterizzato da una cronica mancanza di posti a sedere, necessari per operatori che camminano e stanno in piedi tutto il giorno. È assurdo che per riposarsi debbano accontentarsi dei momenti in cui le aziende li fanno accomodare per appuntamenti e degustazioni.

 

Voto: 4/5