Tra storie, tradizione e cultura culinaria. Torna la “mostra” dell’enogastronomia contemporanea. Ecco le anticipazioni sulla 16esima edizione dell’evento fiorentino. Dalla voce dell’amministratore delegato di Pitti Immagine.

 

di Alessandro Binda

 

Debutterà sabato 4 febbraio 16esima edizione di Taste, il salone di Pitti Immagine dedicato alla food culture contemporanea. La manifestazione si svolgerà fino a lunedì 6 e, ancora una volta, la location sarà la splendida Fortezza Da Basso di Firenze. Saranno presenti oltre 530 aziende espositrici che si presenteranno a un pubblico di buyer internazionali. 80 di queste sono new entry. Forte anche quest’anno la spinta data da Pitti Connect. Obiettivo degli organizzatori: fare meglio dello scorso anno in termini di affluenza, puntando a superare gli 8mila visitatori. Per gli operatori del settore, i cancelli apriranno sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30 e il lunedì dalle 9.30 alle 18. L’ingresso libero al pubblico, invece, sarà consentito dalle 14.30 alle 19.30 nei primi due giorni. Dalle 9.30 alle 18 il lunedì. La pasta sarà il tema centrale. L’evento si snoderà poi tra incontri, degustazioni e approfondimenti, a cura di Davide Paolini, che ruotano attorno al mondo dell’enogastronomia contemporanea. Le anticipazioni sulla 16esima edizione del salone enogastronomico attraverso le parole di Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine.

 

Quali sono le tre parole chiave per l’edizione di Taste 2023?

Il 2023 sarà per Taste un anno importante, di riflessione e di attenzione verso le dinamiche del settore alimentare. E lo sarà anche per chi governa. Il 2022 ha visto crescere il comparto alimentare dal punto di vista del fatturato, nonostante l’ostacolo dei costi crescenti su materie prime e logistica. È calata la fiducia dei consumatori, ma nell’insieme l’andamento del settore è stato piuttosto positivo, soprattutto per quanto riguarda il comparto dei vini e degli alcolici, il gin in modo particolare. Riteniamo che il 2023 sarà un anno di riflessione, per via dell’aumento dell’inflazione e di politiche monetarie che opprimono la produzione in diversi settori. Ci si trova di fronte a un’annata più complessa in cui, appunto, ci vorrà grande attenzione.

 

Quanti espositori per questa 16esima edizione?

La manifestazione cresce. Ci saranno oltre 500 espositori. Continua inoltre da parte nostra la volontà di avere una regia molto precisa, che vuole rappresentare il settore e la cultura alimentare più qualitativa. Soprattutto quella legata alle piccole imprese artigianali che realizzano prodotti oggi più ricercati. Facciamo di tutto affinché Taste diventi un appuntamento irrinunciabile per i buyer per trovare novità da poter inserire nella propria offerta. Ci saranno 80 aziende nuove, con una proposta di prodotto aumentata del 20% rispetto alla scorsa edizione.

 

Quanti visitatori sono attesi?

Lo scorso anno sono venute circa 8mila persone. Quest’anno si può ottenere un risultato migliore. A questo proposito, abbiamo realizzato un buon piano di ospitalità sostenuto dall’Ice e dal ministero degli Affari Esteri. Ci aspettiamo quindi dei buoni risultati dal punto di vista del mercato. Inoltre, non definirei questa manifestazione una fiera, bensì una mostra. C’è una grande differenza. La fiera è un percorso di vendita; una mostra, invece, presuppone una regia attenta e una maturità editoriale di livello. Questa edizione ha alle spalle il maggior sforzo editoriale in assoluto in termini di organizzazione, di spazi, di esperienze e di novità.

 

Quali i principali settori merceologici rappresentati?

Tendenzialmente siamo solo sull’alimentare. Cerchiamo di bilanciare le offerte di prodotto perché non vogliamo che ci siano troppi rappresentanti di salumi, di formaggi, conserve o cioccolato. È importante fare in modo che ci sia un’offerta equilibrata, come quando si entra in un negozio. Poi, è vero che cerchiamo di avvicinare alla manifestazione anche mondi connessi al settore, come gli strumenti per la tavola. L’obiettivo primario rimane l’alimentare e tutto quello che c’è intorno.

 

Come selezionate i vostri espositori?

Abbiamo un comitato tecnico composto da esperti che analizzano domande molto dettagliate, presentate dai potenziali espositori. Li selezioniamo in base al posizionamento, al tipo di progetto e alla dimensione. Cerchiamo comunque di valorizzare le piccole aziende, in modo tale che abbiano lo stesso spazio dei grandi nomi.

 

Una domanda indiscreta. Quali sono le novità più interessanti per quanto riguarda i nuovi espositori?

Le novità più interessanti riguardano gli amari e i superalcolici, il gin su tutti. Ma non ne mancano anche per i formaggi, i salumi e i dolci. Trasferendoci nella Fortezza Da Basso, abbiamo avuto modo di dare più spazio alle aziende. Ci siamo dovuti spostare per una questione di sicurezza, ma questo ci ha permesso di valorizzare maggiormente le singole imprese e le opportunità di relazione e contatto. Abbiamo anche cercato di fare in modo che ci sia un percorso espositivo preciso. Il Taste Tour comincerà dal piano attico del padiglione centrale, dove i visitatori incontreranno i prodotti salati. Proseguendo al piano terra, ci sarà un mix tra i salati e gli spirits. Nel padiglione Cavaniglia le persone potranno visitare la sezione dedicata dei dolci e successivamente passare per lo shop dove acquistare i prodotti visti agli stand. La piattaforma Pitti Connect ha riscosso grande successo nel 2021.

 

Ci si aspetta lo stesso anche quest’anno?

Certamente. Siamo rimasti molto colpiti dai dati della piattaforma anche per questa nuova edizione. Già a luglio 2022, 448 espositori avevano caricato i propri prodotti. I buyer erano 3.498 di cui il 16% dall’estero. Anche i social hanno contribuito al successo di Pitti Connect. Su Instagram gli account raggiunti sono stati 946.857. Su Facebook 3.776.183. Numeri che ci hanno lasciato di stucco: non ce l’aspettavamo! Sembra che le persone che lavorano in questo settore abbiano capito l’importanza di attrarre in anticipo la curiosità dei compratori.

 

Il digitale è diventato quindi uno strumento imprescindibile?

Direi di si. I compratori sono molto più interessati a guardare prima quello che andranno a vedere, per poi decidere cosa, quanto e quando comprare. È diventato uno strumento informativo che semplifica, organizza e programma il lavoro di chi viene in mostra. La pasta sarà protagonista di questa edizione.

 

Quali sono le motivazioni che vi hanno portato a sceglierla?

Abbiamo scelto la pasta perché ci siamo resi conto che nell’ultimo periodo, anche per via della pandemia, c’è la volontà di ritornare alla semplicità dei piatti che fanno parte della tradizione del nostro Paese. La gente è tornata a ricercare i valori della genuinità. C’è un ritorno a un ‘mangiare vero’. Un piatto di pasta, oggi, è più desiderato di un piatto ricercato. Questo anche nell’alta cucina stellata che per anni ha trascurato la pasta secca. Oggi anche nei ristornati stellati si predilige una classica pasta secca al pomodoro o cacio e pepe. Un tema toccato anche nei Taste Ring di Davide Paolini. Attraverso questa riflessione sulla pasta, vogliamo unire i concetti di semplicità, costume e tradizione culinaria.

 

E nel settore alberghiero?

I grandi hotel sono tornati a preferire le materie prime di qualità, tra cui appunto la pasta. Anche in Italia, gli alberghi stanno aumentando sempre di più la qualità all’interno delle cucine, ponendo rispetto al passato, una maggior attenzione sul valore qualitativo del cibo.

 

Quali saranno i temi dibattuti nel corso dei Taste Ring e dei Taste Talks?

I contenuti saranno molto interessanti. Sono occasioni di racconto e confronto a cui chi lavora nel settore non può mancare. Per quanto riguarda i Taste Ring, Davide Paolini coordinerà un’analisi sulla pasta secca e su come le grandi catene alberghiere percepiscono le materie prime di qualità. I Taste Talks invece vogliono raccontare, attraverso rubriche tematiche, i legami tra la pasta e la moda; tra la pasta e il genere femminile; tra il cibo e la musica. Ma anche le storie di realtà agricole che si occupano del territorio. Inoltre, come lo scorso anno, abbiamo voluto presentare dare spazio agli amari, che stanno interessando sempre più i consumatori e il mercato. Attraverso Taste, cerchiamo quindi di dare suggerimenti al mercato italiano e internazionale, offrendo opportunità interessanti a operatori del settore e consumatori, illuminando le tematiche più attuali per l’alimentare.

 

Come selezionate le realtà per l’iniziativa di Fuori di Taste, la rassegna di eventi e degustazioni a margine della fiera?

Si è formata una comunità di aziende molto stretta che condivide l’impostazione della manifestazione. Le aziende hanno la possibilità di presentarsi ad altri espositori, con cui hanno delle affinità. Da questa condivisione emergono rapporti di collaborazione, che permettono di creare nuovi prodotti o nuove sperimentazioni, che vengono poi consolidate inserite nell’ambito di Fuori di Taste.

 

L’anno scorso ha parlato di ‘cucina vera’ e ‘riscoperta della nostra identità’ riferendosi alle tendenze della gastronomia nazionale, è ancora così?

Assolutamente sì. Nel momento in cui andiamo in Francia, Spagna, Argentina, Germania, Giappone, Corea, incontriamo ingredienti e tecniche culinarie che fanno parte dell’alimentazione e dell’identità di un popolo. Lo stesso chiaramente avviene in l’Italia. Nella nostra tradizione culinaria e conviviale persiste un’impronta identitaria molto forte. In qualunque parte del mondo. E l’Italia, in questo, ricopre da sempre un ruolo molto importante a livello mondiale