Roma – 23,4 miliardi di euro è il fatturato perso dal settore della ristorazione in tutto il 2020. E’ quanto emerge dai dati Fipe. La chiusura delle attività, infatti, oltre ad aver ridotto al minimo gli introiti , rappresenta un costo non indifferente per i ristoratori. Il Corriere della Sera ha condotto un’indagine per evidenziare quali sono le spese che gli esercenti devono comunque affrontare. Compare innanzitutto la voce ‘affitto’, infatti “in Italia circa il 61 per cento dei ristoratori paga una locazione, il 39 per cento è proprietario dei muri. Un affitto corrisponde in media al 10 per cento del fatturato di un anno di lavoro normale”, riporta il Corriere. Alla seconda voce figurano consulenti del lavoro e commercialisti, necessari in questi mesi per sbrigare tutte le pratiche relative a richieste di cassa integrazione e ristori. Oltre, naturalmente, ai dipendenti, per i quali il datore di lavoro è comunque tenuto a versare il Tfr. Infine, spiccano anche tutte le spese legate a  utenze, tasse, mutui e finanziamenti e assicurazioni. Conti alla mano, dunque, risulta che “con i 2,5 miliardi ricevuti finora dalla categoria con i decreti sui ristori nelle tre tranche di aprile, ottobre e dicembre 2020 non si arrivi nemmeno a pareggiare le spese”, spiega la Fipe. “Sarebbe servito il doppio per non rimetterci”.