Milano – E’ quasi tutto pronto per la riapertura definitiva dei ristoranti che, dal 1° giugno, potranno accogliere i loro ospiti anche all’interno delle strutture. I dati elaborati da Fipe – Confcommercio stimano che, dal 26 aprile scorso, circa 160mila attività sono state impossibilitate a esercitare. Complice l’obbligo di somministrare cibi e bevande solo all’esterno dei locali. Ma il problema sollevato dall’associazione di categoria è un altro. All’appello, infatti, mancano circa 150mila lavoratori. Un vuoto che rischia di danneggiare gran parte del settore. “In particolare stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese”, spiega Roberto Calugi, direttore generale di Fipe – Confcommercio. “A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego. Per invertire questo trend e rendere nuovamente la ristorazione attrattiva soprattutto per le figure più professionalizzate, è importante che la politica dia un segnale di fiducia, ribadendo che il processo di riapertura sarà irreversibile”.