Roma – Le associazioni professionali tornano a esprimere il proprio dissenso in merito alle nuove restrizioni, valide dal 7 al 15 gennaio, contenute nel decreto in discussione in questi giorni. Si abbassano le soglie di accesso alle zone rosse e arancioni e, nei giorni festivi e prefestivi tra il 7 e il 15 gennaio, si applicheranno in tutta Italia le misure da zona arancione. Ciò significa che ristoranti e bar dovranno rimanere chiusi, salvo per i servizi di consegna e asporto. “La ristorazione italiana non ha pace: ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero. Così anche il 2021 si è aperto con la paventata chiusura nei fine settimana e alle 18 nei giorni feriali, con i danni e le distorsioni che ne conseguono”, commenta Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe. “Chiediamo a Governo e Comitato tecnico scientifico di dare prospettive diverse, più certe, ma anche più motivanti, a un settore che ha pagato un prezzo altissimo, ma soprattutto che ha già dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza. Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, richiesti di un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative”.