Errico Porzio, pizzaiolo napoletano, riceve la visita di una influencer che, saputo di dover pagare il conto, nasconde le pubblicazioni social della sua cena. Ma davvero tutto, in questo mondo, ha un prezzo? Anche il raccontare agli amici la propria cena?

 

Tommaso Farina

 

Ci risiamo. Frankino Er Criminale, dove sei? Corri qui, abbiamo bisogno di te. Nel mondo della ristorazione è scoppiata un’altra bega. E, ancora una volta, protagonisti ne sono diventati gli influencer. Quelli che hanno trasformato l’innocua e romantica pubblicazione di foto personali su Instagram in un business lucrativo e spesso cinico, fatto di speculazione e di strategie commerciali che non guardano in faccia a nessuno.

 

Tutto nasce dal lamento sui social di Errico Porzio, pizzaiolo di comprovata fama, uno dei protagonisti della rinascita gastronomica e mediatica della vera pizza napoletana, quella morbida e col cornicione. E con grandi fortune: al giorno d’oggi, l’artista partenopeo del lievito possiede sei pizzerie, sparse tra Napoli, Pozzuoli, Aversa, Salerno e Roma. Ma non è tutto strass e lustrini. Errico Porzio la scorsa settimana si è sfogato su internet: “Premettendo che io non ero presente, che non l’ho invitata e non sapevo neanche chi fosse, ma mi sembra di aver capito che questa ‘pseudo-influencer’ sia stata a mangiare nella nostra pizzeria sul lungomare. Contenta e soddisfatta del servizio e della pizza ha fatto delle storie su Instagram, ma poi, dopo averle presentato il conto, le ha cancellate. Ditemi che è uno scherzo”. La “pseudo-influencer” appare sotto forma di un messaggio, del quale Porzio correttamente censura il mittente, in cui costei racconta la sua storia. La ragazza (di cui si è scoperto poi il nome, ma non conta: uno o l’altro, è la stessa cosa, la faccenda ha ormai la dimensione di un autentico costume) ha effettivamente cancellato le storie su Instagram perché le è stato presentato il conto: “Per me è lavoro. Non sponsorizzo gratuitamente aziende, al massimo mi occupo di scambio merce/servizio. Dunque recensisco positivamente l’azienda o il prodotto da sponsorizzare in cambio del servizio o del prodotto stesso offerto GRATUITAMENTE”. La maiuscola è scritta così nel testo originale. Genio e spudoratezza, verrebbe da dire.

 

A parte la vicenda in sé, che ha causato numerosi botta e risposta tra le parti in causa e la consueta polarizzazione negli immancabili commenti dei social network, proviamo a ragionare un po’ sul modus operandi di cui il comportamento di questa influencer è emblematico. La logica, a suo modo, è stringente. In cambio di sponsorizzazioni, o, se proprio va male, di cene a sbafo, è garantita una recensione positiva. Il fatto che all’influencer in questione il prodotto piaccia o meno, è irrilevante: tutto è bello e scintillante, se si ha qualcosa in cambio, anzi in “scambio merce”, come da parola scritta. Notate l’uso del termine ‘merce’, quantomai istruttivo in un mondo in cui tutto, persino le opinioni, diventa oggetto di commercio, o di do ut des più o meno sottaciuti e minimizzati.

 

Un discorso, a questo punto, conviene farlo: se queste persone fanno quello che fanno, è evidente che vengono in qualche modo assecondate da ristoratori che sono ben felici di sborsare. L’ha fatto notare, con le sue maniere spicce, Frankino Er Criminale, ormai figura ricorrente sulle nostre pagine. E del resto, Errico Porzio è, pure lui, uno scafato utilizzatore dei mezzi di comunicazione: ha pubblicato sulle piattaforme sociali i video in cui, per esempio, va ad assaggiare la pizza di Cracco. Perfino il suo motto è diventato un hashtag: #saddasapefà. Verrebbe da dire: chi di social ferisce, di social perisce. Senonché, noi vecchi e romantici assertori della critica gastronomica più o meno pura (seppure anch’essa, in certi casi, non esente da pastette, magheggi e vere e proprie curruzioni) ameremmo che si aprisse una riflessione sulle storie Instagram che, spesso camuffate da pareri spontanei e genuini, talora nascondono accordi economici sottobanco, se non addirittura operazioni di vere e proprie agenzie.