Parigi (Francia) – Alcuni cuochi francesi, con una lettera affidata al quotidiano Les Echos il 24 luglio, hanno voluto portare l’attenzione della politica sul valore del settore della ristorazione per la cultura francese, sulle difficoltà che gravano sui ristoratori e dunque sul rischio di ‘degastronomizzazione‘.

 

“La gastronomia non è un lusso, ma un bene comune, iscritto dal 2010 nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. […] Un fiore all’occhiello che contribuisce più di ogni altra cosa all’immagine della Francia nel mondo”, si legge nella lettera. “Negli ultimi anni abbiamo adottato misure innovative per migliorare la qualità della vita lavorativa dei nostri team e la loro retribuzione. Abbiamo raddoppiato gli sforzi per attirare collaboratori, senza i quali nulla sarebbe possibile. Abbiamo intrapreso con passione la svolta verso l’alimentazione sostenibile e la transizione ecologica. Abbiamo sopportato le incertezze politiche e geopolitiche che allontanano dalle nostre tavole una parte dei nostri clienti, e l’impennata dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari. Ma vediamo i vincoli accumularsi sulle nostre spalle”.

 

Hanno dunque chiesto alcuni aiuti fiscali: un regime più vantaggiosi per chi produce in casa i prodotti che serve al pubblico, il rafforzamento degli aiuti per finanziare l’apprendistato e della ‘Prime Macron’ (un bonus sullo stipendio ai dipendenti che le aziende possono versare senza tasse aggiuntive, ndr).

 

La lettera, nata da un’iniziativa dal think tank per la gastronomia Le Passe, è sottoscritta da oltre 50 grandi chef attivi in Francia, tra cui Yannick Alléno, Mauro Colagreco, Alain Ducasse, Hélène Darroze, Fabrizio Ferrara, Anne-Sophie Pic.

 

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