La recensione del libro scritto da Vittorio Feltri e Tommaso Farina. Trenta ristoranti raccontati da una doppietta di cronisti militanti. Non una guida con voti ma un viaggio alla ricerca della buona tavola e del buon vino. Del buon vivere insomma.

 

di Angelo Frigerio

 

È un piacevole ritorno alle origini, il libro di cui sto per parlare. In un’epoca in cui il racconto dei ristoranti e delle esperienze gastronomiche sembra diventato appannaggio degli influencer su Instagram e TikTok, magari dopo accordi sottobanco coi ristoratori stessi, Mangia come scrivi, appena uscito per i tipi di Albatros, è un vero tuffo nel “come eravamo”. Tommaso Farina e Vittorio Feltri sono infatti due giornalisti professionisti: una categoria che, tra un viaggio e l’altro alla ricerca delle notizie, ha sempre fatto parte dello zoccolo duro della clientela dei ristoranti. Feltri lo conosciamo tutti, è un vecchio lupo della cronaca, poi passato a dirigere e creare quotidiani di successo, oltre a esprimere prese di posizione che, condivise o no, quasi mai lasciano indifferenti. Tommaso Farina è anche lui un giornalista professionista, e scrive ormai da 25 anni. Tra i suoi maestri, c’è anche quell’Edoardo Raspelli che, a metà anni Settanta, fu di fatto il primo critico gastronomico italiano, sulle colonne del Corriere d’Informazione di Cesare Lanza. Tommaso, fra l’altro, lo conosco da quando frequentava il liceo. Era in classe con mia figlia. E già allora si dilettava a scrivere. Oggi è anche un nostro collaboratore fedele. Una firma apprezzata per Vini & Consumi oltre che per Luxury Food & Beverage Magazine.

 

Feltri non è un mangione convinto, ma apprezza moltissimo la buona tavola e il buon vino, soprattutto se rosso. Farina ha studiato da sommelier e si occupa professionalmente di vino, oltre che di ristoranti e di cose buone: per anni ha raccontato, sulle colonne di Libero, non solo i locali ma anche i formaggi, i salumi e i prodotti gustosi della nostra Italia, muovendosi incessantemente in macchina e salendo a baite montane anche quando non c’era la navigazione satellitare.

 

Dunque: questa doppietta di penne, negli ultimi cinque anni, ha scritto di ristoranti per Libero. Sì, anche Feltri, che ha scoperto in sé stesso una vocazione inedita all’argomento. In Mangia come scrivi, troverete descritti e raccontati una trentina di ristoranti da loro considerati, in qualche modo, meritevoli di una visita o addirittura di un viaggio. Cucina del Nord? Non certo per campanilismo o magari razzismo: semplicemente, si tratta della porzione d’Italia dove i due giornalisti si trovano più spesso a girare, operare e dunque mangiare.

 

Così, ecco una piccola carrellata che non fa figli e figliastri: si va da un tre stelle Michelin come Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo) a un locale come La Grangia, a Settala (Milano), costituito da una sala con legni da osteria dove il piatto principale è, figurarsi, la cassoeula. Si celebra il buono, in questo libro, senza distinzioni di censo né di ceto. E soprattutto, con un particolare fondamentale: il loro modo di scrivere e raccontare fa venire fame ai lettori. E la voglia, quasi l’acquolina al leggere di certi piatti, è assolutamente spontanea. Si può dire dunque che questa inedita coppia di scrittori ha fatto centro: non una guida ai ristoranti con voti, punteggi, stelle e forchette, e nemmeno una compilation di video dove ci viene urlato che “Questa carbonara spacca!”. Più semplicemente, un viaggio raccontato e gustoso.