Roma – La crisi del settore alberghiero, dovuta a due anni di pandemia, colpisce anche le strutture di lusso. Lo storico Sheraton Hotel & Conference Center di Roma, già chiuso dal 2020, ha annunciato, la scorsa settimana, il licenziamento di tutti i suoi dipendenti: erano 164. Paga due anni di stanze e sale conferenze vuote.

 

I sindacati, però, sono già sul piede di guerra. “La società potrebbe attendere la produzione normativa e far ricorso agli ammortizzatori sociali che saranno previsti fino alla riapertura senza licenziare nessuno”, dichiara Roberta Valenti, segretario regionale della Uiltucs, “invece qui sembra che la strategia sia quella di azzerare tutto e ricominciare con assunzioni a basso costo, liberandosi dei lavoratori che hanno fatto la fortuna dello Sheraton”.

 

Sempre nella capitale, anche il Majestic ha fatto sapere che 49 persone resteranno senza stipendio. Ma i sindacati non ci stanno. Temono che, dopo il caso dello Sheraton, con lo sblocco dei licenziamenti, sempre più aziende lasceranno a casa i propri dipendenti per alleggerirsi di alcuni costi. “Rischia di diventare uno strumento attraverso il quale alcuni immaginano di far uscire il settore dalla crisi utilizzando la pandemia per allegerirsi del costo del personale e di quella voce di spesa con l’unica finalità di essere più leggeri e liberi quando le attività riprenderanno a pieno regime”, afferma Stefano Chiaraluce di Filcams Cgil Roma Lazio. “Questo dal nostro punto di vista è inaccettabile perché esistono ammortizzatori sociali e strumenti adeguati a garantire la fase di trasformazione e ristrutturazione tenendo in piedi i posti di lavoro e consegnando ai lavoratori l’opportunità di rimanere in seno alle strutture alberghiere”.