Firenze – Venerdì 15 gennaio c’è chi aprirà, ma solo in sicurezza. Gli imprenditori riuniti nel collettivo Tni – Tutela nazionale imprese, che rappresenta 40mila aziende italiane del mondo Horeca, simuleranno un’apertura serale con luci e musica accesa, la sala allestita e titolari e dipendenti si siederanno allo stesso tavolo, rispettando il distanziamento senza somministrazione, per dimostrare che il virus non ha orario e che, se si può pranzare, rispettando tutti i protocolli, si può anche cenare. Perché un locale smette di essere sicuro alle ore 18? Perché, se la regione è in zona gialla, i ristoranti non possono rimanere aperti anche a cena e nel weekend? Questi quesiti sono stati posti ai prefetti delle zone gialle, a cui si chiedono prove scientifiche che giustifichino la stretta sul settore della ristorazione. Nulla a che vedere, dunque, con il movimento di protesta #ioapro. “Io non aderisco a nessuna iniziativa che non rispetti e non abbia al centro la salute delle persone”, chiarisce Pasquale Naccari, portavoce di Tni e presidente di Ristoratori Toscana. “Noi apriremo nelle zone gialle, perché abbiamo bisogno dell’evidenza scientifica che differenzia il pranzo con la cena”. E aggiunge: “Rimarremo chiusi solo se arriveranno dei ristori adeguati a coprire i costi fissi legati al fatturato, non al guadagno”.