Milano – La cucina italiana piace all’estero. Sono infatti 2.218 i locali certificati in 60 Paesi stranieri, secondo i dati Fipe. Non solo. Hanno molto successo anche format ristorativi nostrani esportati al di fuori dell’Italia, come Rossopomodoro, Lavazza e Illy Caffè, così come format più blasonati. A tracciare il quadro della situazione è Il Sole 24 Ore, che cita come primo esempio i Masi Wine Bar, il progetto di ospitalità e cultura dello stranoto produttore vinicolo veneto, leader nell’Amarone, Masi. Oltre a quelli di Cortina e Lazise (Vr), ci sono i locali di Monaco e Zurigo. Senza considerare che la famiglia ha una tenuta vinicola anche in Argentina. Come dimenticare, poi, la Gucci Osteria dello chef italiano più noto al mondo, Massimo Bottura? A ottobre è stato inaugurata quella di Tokyo ed è il secondo ristorante del format dopo quello di Beverly Hills negli Stati Uniti. Il Gruppo Langosteria, fondato da Enrico Buonocore nel 2007, lo scorso anno ha aperto la prima location estera a Parigi, in collaborazione con Cheval Blanc Paris, la nuova Maison dell’omonimo gruppo facente capo a Lvmh.

 

In foto: gli interni di Gucci Osteria di Tokyo