Roma – Enzo Ferrieri, presidente di Ubri – Unione dei brand della ristorazione italiana, punta il dito contro i giganti del food delivery: Glovo, Deliveroo e Uber Eats. E contro l’immobilismo del Governo italiano. Queste società, infatti, non pagano le tasse e impongono ai ristoratori commissioni soffocanti. “Fino a quando le consegne valevano il 20% dei nostri ricavi potevamo permetterci di sostenere i costi imposti dalle piattaforme”, denuncia Ferrieri a Business Insider. “Era un investimento in comunicazione, ma anche un modo per stare vicino ai nostri clienti. Ora il contesto è radicalmente cambiato, il delivery rappresenta il 100% del nostro fatturato e i suoi costi continuano a crescere”. Con i locali chiusi, in piena pandemia, le società di delivery ne hanno approfittato. Da una parte, chiedevano ai ristoratori sconti per attirare più utenti e vendevano le posizioni più in vista all’interno della piattaforma. Dall’altra, il costo delle commissioni è arrivato a toccare il 50% del fatturato complessivo, una cifra esorbitante che non garantisce ai ristoratori alcun margine di guadagno. Non solo. Le società di delivery non pagano le tasse in Italia e sottopongono i rider a condizioni di lavoro al limite dello schiavismo. “Se qualcuno si chiedesse perché nessuno in Italia abbiamo mai provato a costruire una piattaforma di delivery”, commenta Ferrieri, “la risposta sarebbe semplicissima: non è un modello di business sostenibile, se si rispettano tutte le regole. Per questo chiediamo da mesi l’apertura di un tavolo di lavoro, ma la politica è sorda a qualunque richiesta”. Obiettivo di Ubri è di trovare un’intesa tra le parti – ristoratori e big del delivery – affinché venga imposto un tetto alle commissioni, vengano tagliate le imposte sulle stesse e vengano regolamentate le attività promozionali.