Milano – “La pandemia ha trasformato il modo di lavorare per molti. Imprenditori che hanno una maggiore predisposizione a fare affari fuori ufficio, ma anche lontano da casa. Ci sono ospiti stranieri che si muovono per lavoro, ma con la famiglia al seguito per restare qualche giorno in più vivendo la città. Abbinano due cose. Un buon segnale”. Così Luca Finardi, general manager del Mandarin Hotel di Milano, sta vedendo cambiare il tipo di clientela e la modalità di soggiorno del lussuoso resort. Ne parla al Corriere della Sera. I segnali di ripresa sono evidenti, specialmente per quanto riguarda il turismo business. Il manager, infatti, dichiara che a giugno le presenze sono salite a quota 55%. Ma dall’Asia, ancora, nulla si muove: “Non mi aspetto che la situazione migliori prima della primavera 2022”, spiega Finardi. “Sono chiusi con regole molto stringenti di quarantena sui rientri. Sul versante americano invece bisogna lavorare”. Solo da settembre, però, si potrà pesare la ripartenza, secondo il manager. Nel mese di agosto, infatti, la clientela del Mandarin Hotel ha sempre avuto buoni flussi dal Medioriente. E, almeno per il momento, Milano “tiene meglio delle città d’arte”.