Roma – Tra le attività maggiormente colpite dai divieti per contenere la diffusione del Covid-19, spiccano i bar storici, vale a dire i caffé nati tra il XVIII e il XX secolo, luoghi d’incontro per artisti, intellettuali e politici, che hanno fatto la storia recente del Paese. L’allarme arriva dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi): “Da Roma a Venezia, da Firenze a Napoli, il crollo dei flussi turistici sta mettendo in ginocchio queste attività, ma noi non possiamo permettere che questo accada”, sottolinea Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio. “Questi non sono soltanto locali ma veri e propri monumenti: un patrimonio materiale e immateriale del nostro Paese che, come tale, è interesse di tutti quanti tutelare e difendere. Ecco perché è essenziale creare un fondo ad hoc per sostenere i caffè storici e prevedere una fiscalità dedicata che consenta un abbattimento della tassazione locale, Tari e suolo pubblico, e nazionale”. Come spiega Marco Valenza, titolare di Paszkowski e Caffè Gilli, locali storici nel cuore di Firenze, infatti, “il paradosso è che, nonostante sia interesse di tutti preservare questi luoghi, la manutenzione ordinaria e straordinaria è sempre a carico dei gestori. Come se non bastasse, quando si è deciso di abbattere l’Imu su questo tipo di edifici, ne hanno beneficiato i proprietari, ovvero chi vive di rendita, non certo chi li valorizza con il proprio lavoro quotidiano”.