Il Green Pass governativo ha acceso nei clienti una gran voglia di baruffe nei confronti di chi fa ristorazione: che chieda o no il certificato, l’imprenditore ha sempre la colpa di tutto. E se si provasse a godere del loro lavoro?

 

di Tommaso Farina

 

Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre. In questi tempi folli, ormai il ristoratore assomiglia sempre più al protagonista della canzoncina di Gian Pieretti e Antoine, con la logica conclusione: “Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai”. Motivo del contendere? Il famigerato Certificato Verde, quello che nella nostra smania esterofilo-provinciale chiamiamo Green Pass, e che in pratica è un passaporto per poter mangiare al ristorante. Sul Pass se n’è dette di ogni. Ma anzitutto, tanto per non sbagliare, in Italia fin da subito abbiamo dato inizio a una crociata contro il ristoratore, sia esso pro o contro, “buono” o “cattivo”.

 

Da una parte, gli anti-greenpass, magari antipatizzanti dei vaccini, quelli sempre incazzati e in rivolta, fin dall’inizio di agosto si sono detti pronti a boicottare i locali che avrebbero applicato la normativa. E il boicottaggio era il meno: quelli un po’ più grintosi hanno dato la stura agli insulti, tra cui il gettonatissimo “nazisti”. Quelli ancora più convinti, invece, hanno preferito le minacce, davvero odiose, e poco importa che fossero ancor meno credibili.
Ma dall’altra parte? I legalitari, i lealisti, i sostenitori di ogni singolo starnuto emesso dal Governo (dietro cui ci sono gli Esperti, ricordiamolo: e guai a dimenticare la maiuscola) hanno spesso perso l’occasione di dimostrarsi migliori della canea scapigliata e violenta. Gli anti-greenpass hanno inaugurato una mappa virtuale che indica i posti che non chiedono il certificato? Bene, i greenpassisti promettono: segnaleremo tutti questi ristoranti alle autorità. Così, senza nemmeno verificare la consistenza dell’informazione. Pensate che bello: qualcuno vuole dare problemi a un ristoratore, e decide di diffondere la falsa notizia che da lui il Green Pass è carta straccia. Magari, la news arriva agli orecchi di qualche occhiuto delatore ultraortodosso, che è pure capace di far partire un’azione di controllo da parte delle autorità preposte. Autorità che, naturalmente, non troveranno nulla di fuori posto, se si trattava di una bugia. Ma intanto, questa polarizzazione in buoni e cattivi ha prodotto questo nuovo genere di situazioni conflittuali, che rischiano di impegnare inutilmente la polizia e le altre forze dell’ordine.

 

Come spesso accade, Gianfranco Vissani pochi giorni fa in tv ha spiegato la natura del problema: “Il Governo sta facendo caos e noi ristoratori, che lavoriamo soprattutto in questo periodo estivo, dobbiamo arrivare a rispondere sgarbatamente ai clienti che non hanno il Green Pass, non sono vaccinati e non vogliono in alcun modo fare il tampone. Queste decisioni andrebbero assunte un po’ prima. Adesso noi ci troviamo in una situazione in cui i bambini sopra i 12 anni non vaccinati devono andarsene dal ristorante”. Quindi, le ultime persone con cui occorre prendersela, conclude Vissani in un’intervista a Repubblica, sono proprio i ristoratori: “La clientela dovrebbe capire e cercare di andare incontro a chi non ha lavorato per tanto tempo. Almeno per queste settimane. Non voglio difendere chi ha obbligato a sedersi in un tavolo all’interno, ma posso comprendere. La colpa non è sua. È dello stato che ce l’ha proprio con la ristorazione”.

 

A che si riferisce Gianfranco, quando parla di tavoli all’interno? L’ultima querelle scoppiata è quella sui tavoli fuori-tavoli dentro: chi ha il Green Pass viene fatto accomodare dentro, riservando i tavoli esterni a chi non ce l’ha. Un espediente escogitato per non perdere molti clienti che non hanno voluto o non hanno potuto (ricordiamo che non sempre chi non si vaccina è un novax, anzi) fare il vaccino o un tampone, dato che all’aperto il certificato non si chiede. Ci credete? Hanno fatto casino lo stesso. Vogliono mangiare fuori anche i clienti “certificati”. Ok, si può anche capire. Ma il merito è tutto di chi ha fatto la legge. I più goderecci si sono fregati le mani: Green Pass e aria condizionata. Fate come loro: godetevi il pranzo. E non mettete in croce chi lo cucina.