Finisce l’esperienza del ristorante l’Antica Amelia Bistrot. A quanto pare, una serranda abbassata fa notizia se un locale è benedetto da televisione e giornali. Con articoli dai toni esaltanti e fuori misura.
di Tommaso Farina
È pazzesco fare il giornalista, oggi. Siamo di fronte a una realtà che cambia in un batter di ciglio, e spesso ci troviamo imbarazzati. Così si devono essere trovati i colleghi del Corriere della Sera, quando pochi giorni fa ha chiuso un ristorante e hanno dovuto dare la notizia. Come, come? Un ristorante che chiude fa notizia? Noi eravamo rimasti ai bollettini di guerra diffusi dalle associazioni di categoria, che lamentano di continuo serrande abbassate e locali nuovi che non durano nemmeno cinque anni: dov’è la notizia? Il fatto è che a chiudere è stato un ristorante a dir poco particolare: l’Antica Amelia Bistrot, in vicolo Due Stelle, a Verona. La peculiarità? Era un ristorante con un solo tavolo. La proprietaria, l’intraprendente Micol Zorzella infatti nel 2024 aveva lanciato il format (ma proprio ovunque ce li troviamo, questi benedetti ‘format’?) che aveva battezzato ‘The Table’, e che faceva pensare al titolo di un film americano tipo The Menu, ma senza la carneficina finale: semplicemente, un tavolo unico, otto posti, cucina a vista e menù uguale per tutti. Più o meno, quello che si era visto a Milano col Felix Lo Basso Home & Restaurant, luogo privatissimo che accoglieva non più di 12 commensali con percorso di cena prefissato e invariabile.
Ebbene, Antica Amelia purtroppo ha avuto lo stesso destino dell’esperimento milanese: la chiusura. Se Felix Lo Basso, lo scorso febbraio, al momento di trasferirsi in Svizzera non aveva lesinato parole al vetriolo contro il pubblico milanese, Micol Zorzella ha scelto un profilo più basso e sembra decisamente meno avvelenata: “I sogni sono fatti per essere realizzati. E una volta che si avverano, è tempo di sognare qualcos’altro”. Ma poi i nodi vengono al pettine: “Ho ricevuto una proposta di lavoro importante all’estero, e dopo aver temporeggiato per mesi, ho deciso di accettare. Starò via un anno, per un progetto che mi farà crescere, ma da un’altra prospettiva”. In sintesi: si è stufata e ha trovato di meglio da fare. Le sue parole lasciano comunque spazio a qualche interrogativo: “Non è la chiusura di un ristorante, è l’uscita da un mondo. Amelia non continuerà senza di me: non entrerà nessun altro in cucina, il brand viene via con me”. Il brand? Per un solo piccolo ristorante, nemmeno rinomatissimo? Perfino un locale aperto per una manciata di clienti viene considerato un ‘brand’, come se si trattasse di una realtà industriale? È lecito rimanere almeno un po’ sconcertati? Non ci conviene scendere un po’ tutti coi piedi per terra? Possiamo chiedercelo?
E intanto, la patronne ammette di aver venduto la licenza, la cucina e gli arredi, con una eccezione: “Manca solo l’iconico The Table, che cedo al miglior offerente”. Iconico? Se lo dice da sola? Ma l’iconicità è una cosa che viene stabilita da altri o una cosa che si dice di avere? Non sarà mica che la partecipazione al noto programma televisivo di Alessandro Borghese avrà dato alla testa? Tra l’altro, la comparsata televisiva era stata antecedente al lancio della modalità The Table, e aveva garantito al bistrot la qualifica di “Miglior ristorante romantico di Verona” (oggi, con un tavolo da otto da condividere con altra gente, il romanticismo è andato un po’ a farsi benedire).
La cosa divertente è il florilegio di articoli che il Corrierone aveva dedicato al ristorante: non meno di tre negli ultimi anni. Il penultimo prima dell’annuncio della chiusura, datato 10 febbraio 2025, partiva così: “Un anno fa la sua scelta aveva fatto discutere, ma oggi Micol Zorzella, titolare del ristorante Antica Amelia può finalmente ammetterlo: ha vinto lei”. Ironia della sorte: l’autrice del pezzo ha anche firmato il mesto coccodrillo del 1° luglio, con la notizia della cessazione dell’attività… Ha perso lei…