La prima Giornata della Ristorazione italiana voluta da Fipe, che si svolgerà domani, sarà dedicata all’elemento più ancestrale delle nostre tavole, per celebrare la convivialità. L’adesione aperta a tutti vede mostri sacri come Cannavacciuolo, Cerea e Bartolini accanto a vecchie trattorie tradizionali e pizzaioli di grido.
Tommaso Farina
Non di solo pane vive l’uomo? Sarà. Ma il pane resta sempre qualcosa di importantissimo, e a tavola difficilmente si sa rinunciarvi. Non stupisca dunque se quello del pane è il filo conduttore della Giornata della Ristorazione 2023, fissata per domani, venerdì 28 aprile.
Ideata dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi “per valorizzare e rafforzare i valori ed il ruolo della ristorazione e della gastronomia italiana” (così da programma ufficiale), la Giornata della Ristorazione ha pure ricevuto dal Sergio Mattarella la Medaglia del Presidente della Repubblica quale premio di rappresentanza per l’alto valore dell’iniziativa.
L’idea, la prima del suo genere in Italia, punta a riunire tutti i ristoratori all’insegna della celebrazione della vera ospitalità. Perciò, l’adesione è stata aperta a tutti, e hanno giustamente aderito un po’ tutti: dalla trattoria di quartiere all’osteria stile Slow Food, fino a certi ristoranti con tre stelle Michelin. Unica condizione? Il proporre un piatto appositamente designato per la giornata, che preferibilmente contempli il pane tra i suoi ingredienti. Il pane sarà appunto il protagonista di questa prima Giornata della Ristorazione: secondo gli ideatori della Fipe, poche cose sono altrettanto simboliche del concetto di convivio, di condivisione a tavola e dunque di ospitalità.
La Giornata, come visto, è “democratica”: nell’elenco degli aderenti lombardi, che sono 749 (i più numerosi dopo gli 800 tondi tondi della Toscana), non stupirà trovare il tristellato milanese Enrico Bartolini preceduto dall’Ecosteria Cortemanlio di Cormano (Milano) e seguito, nella stessa Milano, dall’Osteria Aridaje, che fa cucina romana. Altri grandi in elenco? Aimo e Nadia, Berton, Da Vittorio, Il Cantuccio di Albavilla (Como), perfino il Gong, che è uno dei più lussuosi ristoranti orientali di Milano. Non mancano nemmeno i locali della catena Panino Giusto: curioso, ma in effetti, a pensarci bene, una notissima paninoteca ne sa qualcosa, di pane.
L’adesione, inoltre, è stata aperta anche alle realtà di catering e banqueting, cosa che ha consentito alla famiglia Cerea, quella di Vittorio, di apporre una seconda prestigiosa firma. Tra i pesi massimi che hanno aderito dal resto d’Italia, non va dimenticato Moreno Cedroni con la sua Madonnina del Pescatore di Senigallia (Ancona), Antonello Colonna a Labico (Roma), Il Pagliaccio a Roma, l’Oasis di Vallesaccarda (Avellino), il Krèsios di Benevento, il Don Alfonso 1890 San Barbato di Lavello (Potenza), l’Argine a Vencò di Dolegna del Collio (Gorizia), La Madernassa di Guarene (Cuneo), il Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo sul lago d’Orta. La famiglia Alajmo, tristellata in Veneto, ha assicurato la sua partecipazione col Calandrino, il loro locale più sportivo. Non manca una nutrita rappresentanza delle più grandi pizzerie napoletane, come La Notizia, Pepe in Grani (Franco Pepe), Fratelli Salvo e molte altre, nonché, addirittura, alcune gelaterie, che sarà interessante vedere con quale gusto di gelato approcceranno la giornata.
In totale, gli aderenti saranno più di 5.000 imprenditori del far da mangiare: una volta tanto, gli attori di un settore che per la sua natura intrinseca è caratterizzato da diversità e parcellizzazione si muoveranno per uno scopo comune, un po’ all’unisono, per mettere in atto lo spesso sbandierato concetto di “fare squadra” che raramente viene messo in pratica. Che sia di buon augurio.