Roma – Dal 6 dicembre, per consumare al chiuso in bar e ristoranti, è necessario il Super Green Pass, occorre cioè essere vaccinati o guariti dal Covid. Per chi lavora nei locali, però, basta il certificato verde ‘semplice’, quindi anche il solo tampone negativo. Anche Luciana Littizzetto, la nota comica torinese, si è accorta di questa incongruenza, di cui ha parlato durante la trasmissione Che tempo che fa. Nel monologo, che ha fatto il giro del web, la Littizzetto si rivolge direttamente allo Stato con la consueta ironia: “Caro Stato, tu hai deciso le regole e io le rispetto. Stavolta però ti chiedo di spiegarmi come mai io cliente, per entrare al ristorante, devo avere il Super green pass e il ristoratore no. Dove sta la logica? Cioè, se in stazione è vietato fumare, non fumo io viaggiatore, ma non è che il controllare su fa un calumé della pace mentre va su e giù per i vagoni. Siamo uguali. Un conto è se tu come lavoro fai le componenti delle stampanti o i parafanghi della Panda, che se anche scatarri su una brugola o su un trapano chissenefrega… ma al ristorante il contatto tra me e te è diretto! Il cuo fa da mangiare, ti rendi conto cosa ci vuole? La Conferesercenti e la Confcommercio dicono che ormai i loro iscritti si sono vaccinati quasi tutti, che bisogna fare affidamento sul loro buon senso di responsabilità. Lo penso anche io. Ma non è che il virus lo prendono solo i minchioni. Magari. Se no l’alternativa può essere questa: va bene il tampone, ma tu amico Pautasso della piola del pesce gatto, insieme al menù del giorno mi porti anche i risultati dei tamponi di tutti quelli che lavorano. Così almeno mangio tranquilla. Mi mosti il menù del personale. Pippo Ciappetta, cuoco: due vaccini Pfizer. Franca Brondichiparla, lavapiatti: tampone fresco di oggi. Lello Schicchera, pizzaiolo: due Moderna e pronto per il terzo vaccino. E no, perché a me, te lo confesso, in un ristorante, oltre all’antipasto e al primo vorrei essere sicura di non prendere altro”. E voi, ristoratori, cosa ne pensate?