La dichiarazione dell’archistar in un’intervista apparsa su Repubblica ha scatenato un terremoto tra i fornelli. Eppure, a ben guardare, ha fatto come sempre: parlare di se stesso.

 

di Tommaso Farina

 

Il mondo della bolla enogastronomica italiana, si sa, è caratterizzato dal divampare di guerre sante e polemiche su questioni che, a chi ne è al di fuori, farebbero sorridere. Oggi, o almeno nei giorni scorsi, per qualche momento ha tenuto banco la querelle di Fuksas contro i ristoranti stellati.

 

Massimiliano Fuksas lo conoscete tutti, probabilmente: l’architetto più famoso d’Italia dopo Renzo Piano non è esattamente celebre per umiltà e modestia. Ogni sua intervista, nelle sue stesse parole, gronda quasi sempre di autocelebrazione più o meno sperticata e non proprio sommessa. Ma qui, è successo il patatrac. Guido Barendson, navigatissimo collega che in curriculum ha anche Linea Verde, una lunga esperienza in Rai e la direzione di Gambero Rosso Channel, è andato a stanare il geniale progettista nel suo studio. E la chiacchierata che ha intavolato con Fuksas è finita il 17 gennaio proprio su IlGusto.it, il dorso gastronomico del Gruppo Gedi. I due si conoscono “da quarant’anni”, come rimembra l’architetto, e iniziano a conversare amabilmente. E la bomba arriva dopo poco righe, targata Fuksas: “La verità è che mangiare a Roma è sempre più difficile, perché io amo la trattoria, e la trattoria appartiene a un genere purtroppo in via di estinzione, mentre odio gli stellati – tranne un paio dove vado a Parigi – perché da noi fanno solo dei grandi intruglioni, nei quali non sono capaci di far sentire la materia prima!”. Apriti cielo.

 

Una semplice domanda di Barendson su cosa gli piacesse mangiare si è trasformata in un’esca ghiottissima per le polemiche. Non è detto che Fuksas si sia reso conto della portata delle sue parole in un mondo gastromaniaco che, lo si diceva prima, va pazzo per le guerricciole autoreferenziali: però le ha pronunciate. E poi, ha continuato, di fronte allo stupore di Barendson, sfruttando il tema per ribadirci un classico del Fuksas-pensiero: ossia, ricordare all’universo mondo di come lui e i suoi amici siano sempre stati “avanti” e su un altro piano rispetto alla marmaglia che li circondava. Eccola lì, la teoria: “Attorno a noi tutto il mondo è cambiato, ma in Italia si mangia peggio di prima. Pensa quanto abbiamo dovuto faticare, la nostra generazione, per contribuire a portare il nostro amato Paese fuori dal provincialismo più gretto.  […] E mentre noi crescevamo combattendo contro una classe dirigente in gran parte conservatrice e becera, a Roma che succedeva? Succedeva che gli unici veri eredi delle nostre tavole migliori sparivano”. Ecco, secondo Fuksas in Italia si mangia peggio di una volta. E questo perché gli eredi delle migliori tavole si dedicavano a “sparire” mentre lui puntava a girare il mondo dopo aver fatto letture originalissime per paura di ricadere nel “gretto provincialismo”.

 

Ma fin lì, sono opinioni. Il problema è che oggi a Roma non si mangia male, anzi forse non si è mai mangiato così bene. E di trattorie ne nascono a bizzeffe, di quel tradizionalismo che a Massimiliano giustamente piacerebbe moltissimo. Fuksas continua dicendo che abbiamo bruciato le tradizioni: “Pensa al Ghetto, a come era Piperno”. Il punto è che non può parlare di Piperno, storico ristorante romano, all’imperfetto: Piperno è vivo e vegeto, e impiatta tuttora una delle pietanze più ghiotte di Roma, ossia il tegamino di cervella al burro. Architetto, ci torni.

 

E invece gli stellati italiani? Alla Francescana di Bottura? “Lì è impossibile prenotare. Io voglio telefonare e andare a mangiare”. A Parigi invece? “A Parigi in genere vado a mangiare all’Arpège di Rue de Varenne e all’Ambroisie: non se la tirano, chiamo, mi danno un tavolo e mi presento”. L’Arpège di Alain Passard, per la cronaca, è un posto che ha tre stelle Michelin, e spenderci 300 euro a testa è ben più che probabile.

 

E allora ditelo: Fuksas non ce l’ha con gli stellati. A Fuksas piace un certo tipo di ristorazione, e lo dice, lui sì, tirandosela parecchio. Ma tirarsela è un peccato mortale? Diciamo piuttosto che è questo, quello che non gli viene perdonato. Oltre, evidentemente, a non cercare più le trattorie che dice essere scomparse e che in realtà sono lì ad aspettarlo.

 

Foto tratta da Fuksas.com