Il Corriere della Sera ha fatto una bella intervista al cuoco pluristellato, titolandola in modo tale da attirare commenti e baruffe da parte dei superficiali. Il lettore malaccorto finisce per capire che lo chef definisca “troppo bassi” i prezzi del fine dining: di questi tempi, pura dinamite.

 

di Tommaso Farina

 

L’era della tecnologia ci ha imposto, volenti o nolenti, di imparare alcune espressioni idiomatiche che riguardano la sottile arte della navigazione internet. Una di queste parole è clickbait. Bait significa esca, clic significa quello che immaginate. Un clickbait è un contenuto presentato in modo tale da convincere il navigatore della rete a cliccarci sopra. È notorio che i clickbait non sono quasi mai autentici. Per accalappiare visualizzazioni, presentano i loro contenuti in maniera decisamente esagerata, se non proprio falsa.
L’ultimo clickbait in cui ci siamo imbattuti non è stato confezionato da qualche scaltro youtuber, ma dal maggior quotidiano italiano. Il Corriere della Sera il 7 novembre ha intervistato Enrico Bartolini, lo chef, che ha detto cose oltremodo interessanti. In particolare, quando la giornalista Alessandra Dal Monte gli ha chiesto del sempre caldo tema dei prezzi dei grandi ristoranti che sembrano in crisi, il cuciniere ha risposto: “I prezzi? Sono alti ma in realtà non abbastanza per sostenere tutti i costi”. Con ciò, Bartolini intendeva dire che anche con quotazioni delle portate abbastanza ingenti (il suo menù al ristorante milanese del Mudec costa 375 euro) risulta spesso difficile fare realmente margine: “Tra affitti, attrezzature, costo del lavoro, materie prime noi ristoratori affrontiamo spese enormi. Infatti non diventiamo ricchi: rispetto a imprenditori di altre categorie, i nostri margini sono inferiori. Ma per me va bene, non ho mai avuto questa ambizione, a me interessa fare bene quello che faccio, reinvestire nel mio gruppo e avere di che vivere”. Il che è opinione abbastanza comune. Vedasi il Giglio di Lucca, e non solo.

 

Nella redazione di via Solferino hanno fiutato con furbizia l’occasione: questo è il momento per suscitare casino sui social. Casino significa commenti, commenti significa interazioni e clic. E così, il pezzo è stato licenziato con questo titolo: “Enrico Bartolini, lo chef più stellato d’Italia: ‘I prezzi del fine dining? Ancora troppo bassi’”. Ecco: dalla frase che abbiamo riportato fedelmente, vi sembra che il cuoco di Pescia abbia detto proprio questo? No. Ma chi legga il titolo, percepisce tutt’altro. E per sincerarsi della verità, deve leggere l’articolo intero, cliccandolo (per poi magari trovarsi di fronte il famigerato paywall). Altrimenti, resta con l’idea che Enrico Bartolini sia il cattivo del film, che si fa beffe dei clienti con frasi altezzose e tutto sommato poco sensate.

 

L’articolo, postato sulla pagina Facebook del quotidiano, ha fatto un discreto terremoto. E questo anche perché i volponi del Corriere hanno estrapolato un estratto della frase più lungo ed esplicativo, ma chiudendolo con: “Infatti rispetto ad altri imprenditori non diventiamo ricchi”. Immaginerete il tenore dei commenti. Ecco alcuni saggi, spurgati di errori e orrori ortografici: “Ha ragione, infatti la villa e la Mercedes la comprano i loro dipendenti a 1.200 euro al mese per lavorare 12 ore in ambienti tossici”, per esempio. Oppure: “Secondo me il problema è che avete perso di vista il fatto che potete proporre tutte le ‘esperienze’ che volete ma stiamo parlando sempre di cibo…”. Non manca una specie di economista a mezzo servizio, che distilla purissimo benaltrismo: “I ristoranti o il turismo in genere non creano molta ricchezza, per quanto si riesca a spremere la gente, è una cosa nota da sempre. Per questo bisogna smettere di puntare su questi settori e tornare a fare investimenti sulla ricerca sull’industria ad alta tecnologia e sui servizi pubblici” (lo vada a dire in Francia e poi ci racconti). Ma la frase più stralunata e divertente, opera di tale Augusto G., è stata questa: “La verità è che nei ristoranti stellati c’è troppo valore aggiunto”. In che senso?

 

In verità, Bartolini ha affrontato da par suo il tema del fine dining che sembrerebbe languire: nel resto dell’intervista ha risposto a tutte le obiezioni che vengono fatte. Per esempio, da lui, dice, non ci si deve vergognare di ordinare anche solo un piatto anziché un menù completo troppo spesso obbligatorio, e non ci si debbono aspettare i famigerati ‘spiegoni’ che sembrano dare noia a molti. Sembra aver perfettamente compreso le sfide da affrontare in questo momento. Ma nei commenti, i (non) lettori del Corriere l’hanno additato ad ampolloso riccastro, in certi casi alludendo all’evasione fiscale. Molto bene, redattori del Corriere. Per un pugno di clic, avete assassinato il brutto, sporco e cattivo cuoco.

 

Ph: Paolo Chiodini