Venezia – Il locale più famoso di Venezia, meta di artisti come Charlie Chaplin, Arturo Toscanini e Ernest Hemingway, non riaprirà il prossimo 18 maggio. Ad annunciarlo, in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, è lo stesso Arrigo Cipriani (foto). “Lunedì non riapro, con quelle linee guida è impossibile. Sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più”. Fondato 89 anni fa dal padre di Arrigo, l’Harry’s Bar non è mai rimasto chiuso, fatta eccezione per una parentesi nel 1943. “Allora fu requisito dai repubblichini. Adesso sta per essere chiuso dalle menti sublimi dell’Inail”, spiega il titolare. Che aggiunge: “La ristorazione italiana vuol dire accoglienza e buon cibo. Ha bisogno di affetto, di libertà, e queste sono cose da ‘lager’”. Le nuove misure, sottolinea Cipriani, prevedono quattro metri di distanza attorno ai commensali e la richiesta di autocertificazione per sapere in che rapporti sono tra loro. “È pazzesco. Sulla prenotazione, scrivono che è ‘preferibilmente obbligatoria’, ma o è un obbligo o no?”. Il locale si compone di due sale di 40 mq l’una e normalmente ci stavano 90 persone. “Non ho contato quante dovrebbero starcene ora, ma so che dovrei licenziare almeno 50 dipendenti (sui 75 attuali) se volessi aprire così. L’Harry’s Bar resta chiuso, e vorrà dire che aprirò ad Ibiza: il governo spagnolo ha già anticipato i soldi per riaprire”.