Un esperto di Catawiki, piattaforma di aste online di oggetti da collezione, ci svela quali sono le etichette maggiormente contraffatte. E, soprattutto, come individuarle.

 

di Elisa Tonussi

 

Per i ristoratori avere una carta dei vini ampia e varia è una necessità, così come, per quelli più blasonati, conservare etichette di prestigio, rarità difficili da reperire. Ma ci sono anche i collezionisti: persone che scelgono di investire somme considerevoli per l’acquisto di etichette pregiate e di grande valore, per conservarle e rivenderle, ma anche per goderne bevendole. I fine wine, insomma, sono un prodotto desiderabile. E l’acquisto in asta o attraverso marketplace specializzati è una soluzione per accaparrarsi bottiglie rare. Il rischio di incorrere in prodotti contraffatti, però, è dietro l’angolo. Infatti, nel solo 2024, gli esperti di Catawiki, piattaforma di aste online per l’acquisto di oggetti da collezione, hanno rifiutato centinaia di bottiglie perché contraffatte, riscontrando un aumento del 28% dei vini falsificati rispetto all’anno precedente. In occasione di un workshop, che si è tenuto il 10 giugno a Milano, organizzato dalla piattaforma, abbiamo avuto occasione di scoprire quali sono le etichette maggiormente contraffatte e, soprattutto, come individuarle.

 

A sinistra la bottiglia autentica, a destra quella contraffatta: il falsario ha utilizzato una capsula di diverso tipo e una bottiglia di forma differente.

 

“L’evoluzione della contraffazione nel mondo del vino riflette da vicino quella del mercato dei fine wine”, ci spiega Mattia Garon, senior wine expert per Catawiki, che si occupa di selezionare i prodotti per le aste della piattaforma. “Le contraffazioni seguono le mode del mercato: aumentano quando una regione o un produttore diventano improvvisamente popolari. Per questo motivo tra i vini oggi più contraffatti figurano quelli della Borgogna e di Bordeaux, gli Champagne, ma anche Rioja e Ribera del Duero e vini della Napa Valley. Quanto alle produzioni italiane, invece, sono quelle toscane le più imitate”. “C’è però un dato ancora più interessante”, continua Garon. “Oggi i falsi si trovano soprattutto tra i vini di fascia media, con prezzi sopra i 200 euro. E, come per quelli di fascia alta, la tipologia contraffatta dipende principalmente dalla richiesta del mercato: basti pensare ad alcune sottozone che negli ultimi anni hanno guadagnato una forte popolarità, o ad altre che registrano particolari incrementi di vendite in alcuni periodi dell’anno, come la Provenza, che con i suoi Rosé registra dei forti picchi nel periodo estivo. I falsari, in questo caso, operano sui grandi numeri, affidandosi pure al luogo comune secondo cui solo i vini molto pregiati vengano contraffatti. Il mercato, però, ha reagito molto prontamente sul fronte della tracciabilità, sia lato produttori sia lato fruitori, con il coinvolgimento anche dei consorzi di tutela”.

 

A sinistra la bottiglia originale, a destra quella contraffatta, in cui si può notare il diverso materiale della capsula e il diverso rilievo.

 

Per riconoscere un falso, naturalmente, occorre un occhio attento ai minimi dettagli e una conoscenza approfondita delle etichette e delle tecniche di confezionamento adottate da ciascuna cantina negli anni. Occorre anche conoscere la storia delle singole bottiglie attraverso rapporti personali con i produttori, che conservano la memoria storica di ogni annata. Per questo motivo, è essenziale che chi acquista su marketplace o attraverso aste online si affidi a piattaforme specializzate. Inoltre, una volta ricevuto il lotto acquistato, dovrebbe verificare che la bottiglia corrisponda esattamente a quella riportata nell’annuncio. Talvolta, infatti, i falsari utilizzano immagini di prodotti autentici per spedire poi quelli alterati.

 

A sinistra l’etichetta originale, a destra quella contraffatta: le informazioni in etichetta sono state riportate nell’ordine errato e i font sono differenti.

 

La contraffazione nei vini riguarda più frequentemente le etichette. “Se a un primo sguardo possono sembrare autentiche, è nei dettagli che si nasconde il diavolo”, spiega Garon. “Le informazioni sul grado alcolico, ad esempio, possono essere posizionate in modo scorretto, i loghi possono apparire disallineati rispetto al layout originale, oppure i font utilizzati non sono coerenti”. Altre modalità di contraffazione riguardano la bottiglia stessa: i falsari riempiono bottiglie autentiche vuote con un vino completamente diverso, le sigillano e riconfezionano. “A volte l’anomalia riguarda la forma della bottiglia”, continua Garon. “Altre volte sono il peso, le marcature o il colore del vetro. Alcuni contraffattori rimuovono i tappi originali, riempiono nuovamente la bottiglia e poi inseriscono un nuovo tappo fasullo, falsificando anche la capsula che avvolge il tappo. In questi casi si può facilmente individuare come cambino i rilievi, i materiali o i colori rispetto agli originali”.

 

Ci sono, più raramente, circostanze in cui una bottiglia, all’apparenza assolutamente fasulla, si rivela in realtà un originale… sui generis. È accaduto agli esperti di Catawiki, quando si sono trovati a valutare due bottiglie piemontesi di fine anni Quaranta: “Avevano palesemente qualcosa di strano: la parte frontale riportava alcuni dettagli che sembravano non essere conformi a quella utilizzata dall’azienda per stile e forma, appartenevano a due cantine differenti”, racconta Garon. “In questo caso abbiamo contattato le aziende stesse per chiedere lumi. Ci hanno spiegato che era tutto assolutamente regolare: all’epoca era accaduto che un giorno una delle due aziende, tra loro limitrofe, avesse finito le etichette e, molto semplicemente… se le era fatte prestare dalla vicina!”.

 

Insomma, è proprio il caso di dirlo: l’apparenza, a volte, inganna.