Una più chiara e ampia classificazione del personale. Maggiore attenzione al welfare e alla genitorialità. Estensione della durata dei contratti a termine. Il Dg dell’associazione delle imprese ricettive racconta i contenuti del rinnovato contratto nazionale.

 

di Elisa Tonussi

 

Nella notte tra il 4 e il 5 luglio 2024, Federalberghi e Faita (la Federazione delle associazioni italiane dei complessi ricettivi all’aperto), insieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, hanno sottoscritto l’accordo di rinnovo del Ccnl per i dipendenti di aziende del settore turistico. Quello appena rinnovato è il contratto collettivo rappresentativo nel comparto ricettivo: è infatti applicato a più dell’81% dei lavoratori dipendenti. Sarà in vigore fino al 31 dicembre 2027 e presenta alcune importanti novità, che riflettono i cambiamenti notevoli in atto nel settore. Con un obiettivo strategico: avvicinare più giovani al turismo. Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Feberalberghi, ci spiega le principali novità.

 

Come è cambiato il settore ricettivo negli ultimi anni?

Considerando la pandemia come spartiacque, possiamo affermare che stiamo vivendo una notevole fase di cambiamento, che ha visto progressivamente crescere la dimensione media delle aziende, così come la loro qualità. In generale, è aumentato il numero di alberghi di categoria superiore. Ciò è sicuramente il sinonimo di una migliore offerta al mercato.

 

Negli ultimi anni, in effetti, stanno investendo nel mercato italiano numerosissimi gruppi internazionali, anche nel settore del lusso…

Questa è una buona e positiva novità. In passato si è ripetuto che la presenza in Italia di catene internazionali era modesta, ma non si è mai ragionato sulle motivazioni: il mercato è stato tradizionalmente zavorrato da ostacoli normativi. Il miglioramento della situazione e il fatto che l’Italia sia una destinazione di sempre maggiore interesse hanno fatto sì che tanti grandi marchi abbiano investito.

 

Come i cambiamenti di cui abbiamo parlato si riflettono nel Ccnl da poco rinnovato?

Il nuovo Ccnl presenta degli elementi di novità molto interessanti. A partire dal fatto che abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni temi diventati di attualità, come la difficoltà ad avvicinare e trattenere nel settore persone qualificate. Il contratto, dunque, prende molto in considerazione le due grandi categorie occupate nel settore ricettivo: le donne e i giovani. Basti pensare che il 50% degli occupati sono donne sotto i 40 anni. Per questo motivo ci siamo ulteriormente occupati della loro tutela, ad esempio, con un grande investimento sulla maternità e sui congedi parentali. Siamo intervenuti anche su tredicesima e quattordicesima e su ferie e permessi.

 

E per i giovani?

Abbiamo pensato a percorsi di carriera più chiari, definendo con maggiore precisione le diverse figure professionali e le rispettive competenze, al fine di aiutare chi entra in questo settore a immaginare il proprio potenziale percorso lavorativo. Abbiamo previsto anche minimi avanzamenti: per i giovani, dopo 15 mesi dall’assunzione, avviene già un primo aumento di livello. Nella speranza, poi, di attirare più giovani nel settore, abbiamo riconosciuto, nella classificazione del personale, i professionisti nei campi della digitalizzazione, della sostenibilità, del leisure e dello sport, tradizionalmente lavoratori autonomi. C’è anche la grande novità degli appalti.

 

Di che cosa si tratta?

Nel tempo le aziende, specialmente le più grandi, avevano esternalizzato un gran numero di attività, come la ristorazione, la manutenzione e il servizio di pulizia. Abbiamo quindi pensato a una norma per riconoscere e quindi agevolare la gestione interna di questi servizi. L’obiettivo è offrire maggiore qualità alla clientela, ma anche più stabilità al lavoratore.

 

Quali interventi invece sui salari?

Abbiamo previsto un aumento di 200 euro a regime, cioè entro il 31 dicembre 2027, al livello medio, che per noi è il quarto. Già da questo mese i lavoratori vedranno in busta paga un aumento di 60 euro. Riteniamo giusto che in questo momento, in cui il mercato è tornato in condizioni di normalità, le imprese si preoccupino anche di dare una risposta tangibile ai propri collaboratori, che sono la risorsa più importante.

 

Quali misure di welfare prevede il Ccnl?

Abbiamo fatto un lavoro di potenziamento importante sull’assistenza sanitaria integrativa. Il nostro sistema, ormai da più di 10 anni, prevede un’assistenza sanitaria per tutti. Ora abbiamo aumentato del 30% (da 10 a 13 euro al mese) il contributo pagato dall’azienda per due ragioni: per fronteggiare l’inflazione sanitaria e perché riteniamo che migliori la qualità del legame tra l’azienda e il lavoratore.

 

Ha sottolineato molto la necessità di attirare più giovani nel settore e consolidare il rapporto tra azienda e lavoratore. In effetti, da una ricerca Astra di qualche mese fa emergeva che metà degli intervistati riteneva un impiego nel settore del turismo un ‘piano B’. Qual è il suo punto di vista?

Certamente si è posto il problema di attrarre le risorse, ma non ha riguardato solo il nostro Paese e nemmeno è una criticità recente. La pandemia senza dubbio ha esacerbato la questione. Aggiungerei anche che non riguarda il solo settore turistico: il mercato del lavoro, negli ultimi anni, ha subito profonde trasformazioni. Il turismo, per sua stessa natura, non può soddisfare alcuni dei requisiti che i giovani cercano oggi nel proprio impiego, come lo smart working o una migliore conciliazione tra vita e lavoro. Ritengo, però, che esistano professioni ben più faticose e meno soddisfacenti dal punto di vista remunerativo. Vero è che, in questo momento storico, c’è uno squilibrio tra domanda e offerta: è il lavoratore a scegliere l’azienda. Alla base di tutto, comunque, c’è un aspetto demografico da tenere in considerazione: il Paese invecchia e diminuisce la forza lavoro potenziale.

 

Alcuni aspetti del nuovo Ccnl offrono strumenti per affrontare alcuni dei temi da lei menzionati. Quali ulteriori soluzioni suggerisce?

La soluzione per il breve periodo è, secondo me, attingere dai mercati del lavoro esteri. Infatti, se anche domani iniziasse a invertirsi la curva demografica, gli effetti del cambiamento si vedrebbero fra 20 anni. C’è chi ha puntato il dito contro il reddito di cittadinanza. Ma io non credo che sia la causa principale della mancanza di manodopera.

 

Siamo nel pieno della stagione estiva, vorrei quindi soffermarmi con lei sul tema della manodopera stagionale, che, tutti gli anni, si dice che manchi. È così?

Le offro qualche dato: il settore ricettivo, ogni anno, registra una punta minima di 190mila impiegati a febbraio e una massima di 410mila lavoratori a luglio. Di questi 100mila sono a tempo indeterminato. Ciò significa che, mediamente, vengono assunte a tempo determinato nel settore turistico circa 300mila persone ogni anno.

 

Gli operatori, quindi, riescono ad assumere tutto il personale di cui avrebbero bisogno?

Le aziende sarebbero disposte ad assumerne di più, ma ritengo che la fase post-Covid, in cui alberghi e ristoranti non aprivano per mancanza di personale, stia finendo. A oggi, almeno il 10-15% di persone in più troverebbe impiego nel settore ricettivo, ma sicuramente non mancano 200mila lavoratori.