Giornalisti che scrivono di ristoranti facendo i PR del settore: è questa l’etica della professione? Se lo chiede Valerio Massimo Visintin. Per questa domanda ‘impudente’, è stato allontanato da una testata che ospita una persona con un doppio impiego. Giusto così?
di Tommaso Farina
“Nel giornalismo enogastronomico c’è spazio per tutto: marchette, conflitti di interesse, PR mascherati da giornalisti. Ma quando qualcuno denuncia queste storture, come ha fatto Valerio Massimo Visintin, scatta la censura”. Non le manda a dire, Italian Wine Drunkposting su Facebook. Dietro questa sigla c’è una gola profonda del mondo del vino di cui ufficialmente non si sa il nome (pare lavori in un’agenzia di importazioni di bottiglie pregiate), ma che tutti leggono: oltre che su Facebook, ha aperto un blog sulla piattaforma Medium per dare una forma più organica alle sue riflessioni. Riflessioni che non hanno troppi timori reverenziali: basti vedere i titoli. Ma questo blog, apparentemente anonimo ma temutissimo, l’altro ieri ha fatto uno scoop.
L’antefatto è il seguente. Valerio Massimo Visintin, del Corriere della Sera, è giornalista e critico gastronomico che conoscete bene: la sua penna viene sovente intinta in un calamaio corrosivo, che infastidisce gli amanti dei dolci sapori di un comodo “Tutto va bene, Madama la Marchesa!”. Stavolta, Valerio il sasso l’ha lanciato sul suo profilo Instagram. Protagonista: una foto del mitico fumetto Diabolik, per la precisione la copertina dell’albo numero 22 dell’anno XIII, dall’eloquente titolo Doppio Gioco. Il doppio gioco in questione sarebbe quello di Valentina Dirindin, firma torinese dell’arcinoto sito web Dissapore.com: “Dirindin è campionessa della partita doppia. Con una mano, scrive di cibo, di ristoranti e di Michelin per Dissapore, Repubblica, Vanity Fair. Con l’altra, cura interessi personali (non di rado connessi alla guida rossa) di chef, ristoranti e aziende. Tanto per capirci: il 7 novembre su Vanity Fair, incensava, da giornalista, il calendario Lavazza 2025; mentre, ventiquattrore più tardi, in divisa da pierre, sparava comunicati stampa sugli ‘eventi della Lavazza Experience organizzati per le Nitto Atp Finals’”. Personalmente, non è la prima volta che vedo un simile conflitto, o forse dovrei parlare di convergenza d’interessi, se le cose stanno effettivamente come esposto. Sta diventando quasi una consuetudine, anzi. A molti non fa né caldo né freddo. A me, personalmente, entrambi. E lo stesso vale Visintin.
E allora, ecco lo scoop di Italian Wine Drunkposting: “La vicenda ha portato alla rottura dei rapporti tra Visintin e la testata del gruppo NetAddiction, con cui negli ultimi mesi aveva avviato, insieme ad Aldo Palaoro, una joint venture per organizzare il corso ‘Scrivere di gusto’”. La notizia è una loro esclusiva, e non vedo perché l’acuminato blog vinicolo, fatto da qualcuno che sa scrivere e sa trovare le notizie, debba mentire. Spiega il blog, provando a unire i puntini venuti fuori su Facebook: “Di fronte a queste accuse, Valentina Dirindin non ha fornito alcuna spiegazione. Non ha negato né chiarito come riesca a conciliare questi ruoli senza cadere in conflitti di interesse”. Anzi, ha fatto velate minacce di scomodare un avvocato. Fino all’epilogo: secondo Drunkposting, i rapporti tra Visintin e Dissapore, esistenti e amichevoli fin da quando la testata era diretta dal funambolico Massimo Bernardi oltre 10 anni fa, sarebbero stati unilateralmente interrotti.
La vicenda è molto incresciosa. Il problema non è, o non è solo, Valentina Dirindin. Nel settore c’è chi gioca lo stesso campionato a ben altro livello, in maniera anche più spudorata e plateale, contando sull’omertà di colleghi onesti che però non si vogliono guastare le amicizie, e sull’inerzia di un Ordine dei giornalisti che preferisce fare le pulci a chi paga in ritardo l’obolo annuale di iscrizione. Il sottoscritto, e tutta la redazione di Edizioni Turbo che edita questo magazine, ha sempre fatto sempre informazione. E quando ho voluto provare a fare comunicazione, che non è proprio la stessa cosa anche se molti le confondono, l’ho fatto rigorosamente in settori molto lontani da quelli di cui mi occupo nella mia attività giornalistica. Certo, questo mi ha consentito di arrotondare un po’ meno. Ma lo specchio, la mattina e in altri momenti, lo guardo tranquillamente. E questo non si compra.
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