Che cosa mangiano gli atleti dei Giochi Olimpici 2024? Nel Paese che della propria cucina ha fatto grande vanto, il servizio catering del villaggio non sembra da medaglia d’oro.

 

di Elisa Tonussi

 

Diciamolo: saziare oltre 11mila atleti e relativi staff da tutto il mondo è un’impresa titanica. Ci sono numerosissime necessità alimentari differenti, da declinare anche secondo i gusti di persone provenienti da tutto il mondo, e, naturalmente, nel rispetto di ogni orientamento religioso, culturale ed etico. Visto che si gareggia a qualsiasi ora del giorno, poi, tutto il cibo deve essere disponibile costantemente, 24 ore su 24, sette giorni su sette. Ad accollarsi simile compito, ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, che hanno ufficialmente preso il via venerdì scorso e si concluderanno con le Paralimpiadi l’8 settembre, è Sodexo Live, ramo della multinazionale francese di servizi di ristorazione. Fornitore ufficiale, invece, è l’insegna Carrefour.

 

Partiamo con qualche numero. La mensa del villaggio olimpico è dotata di 3.500 posti a sedere. È talmente ampia che, per attraversarla, occorrono circa 5 minuti. Ogni giorno vengono serviti fino a 40mila pasti; si stima che in totale saranno oltre un milione tra Giochi Olimpici e Paralimpici. A prepararli sono 200 cuochi, che hanno creato oltre 500 ricette, tra piatti caldi e freddi. E le materie prime? Sono conservate in celle frigorifere che occupano una superficie di 800 metri quadrati. Infatti Carrefour consegnerà, per tutta la durata dei Giochi, circa 600 tonnellate di prodotti freschi. È stato stimato che verranno consumati fra i 2 e i 3 milioni di banane e 27 tonnellate di caffè!

 

Ma che cosa si mangia al villaggio olimpico? L’organizzazione ha pensato a quattro temi principali, divisi in sei aree: due cucine internazionali, due francesi, una asiatica e una africana e caraibica. Ci sono inoltre un buffet di insalate con oltre 30 opzioni, una sezione per la carne alla griglia e contorni, una selezione di formaggi, una per il pane, un buffet di piatti caldi e uno di dessert e una vasta gamma di frutta. Alcuni piatti, poi, sono stati pensati addirittura da chef rinomati, come Alexandre Mazzia, del ristorante tristellato marsigliese che reca il suo nome.

 

Ogni piatto o ingrediente include una piccola scheda nutrizionale che indica le calorie e i joule per 100 grammi di alimento. E al ristorante sono disponibili nutrizionisti, a cui gli atleti possono rivolgersi. È stata sviluppata pure un’app dedicata, che aiuta gli sportivi a programmare e bilanciare la propria alimentazione olimpica.

 

Ma non è tutto oro quel che luccica. Nella corso della prima settimana qualche criticità è emersa. Gli atleti, infatti, hanno lamentato la carenza di uova e pollo, e pure di alcuni carboidrati. Sembra che Nicolò Martinenghi, oro nei 100 metri rana, abbia dovuto attende 25 minuti per uno spiedino di carne. D’altra parte, gli organizzatori hanno scelto di ridurre l’offerta di proteine animali, che, però, sono elemento essenziale nella dieta di numerosi atleti, a favore di una maggiore offerta di piatti plant-based, al fine di diminuire l’impatto ambientale di queste Olimpiadi. Etienne Thobois, Ceo dell’ente organizzatore dei Giochi, comunque, ha fatto sapere che si sono già mossi per incrementare le quantità proposte di uova e carne. La mensa olimpica potrebbe così rivelarsi meno green di quanto sperato…

 

Non finisce qua. Lo schermidore Alessio Foconi ha fatto notare, in un video su Tik Tok in cui mostra la mensa olimpica, che vengono serviti tre ravioli cinesi per volta. Non è stato il solo a mettere in luce la scarsa generosità dei piatti serviti. E non è un caso. L’organizzazione, infatti, ha previsto specificamente porzioni più piccole con l’obiettivo di evitare sprechi, affidandosi al fatto che gli atleti che vorranno mangiare di più potranno prendere una seconda porzione. Come fossero al buffet del villaggio vacanze, insomma.

 

Gli atleti britannici, avendone abbastanza di razionamenti e carenze, hanno optato per una scelta drastica: occuparsi in autonomia dei propri pasti. Qualcuno si è dilettato a prepararsi le uova direttamente sulle terrazze degli alloggi, altri si sono rifugiati in piatti pronti. Fatto sta che il comitato olimpico britannico si è premurato di mandare in Francia uno chef che potesse soddisfare le esigenze dei propri atleti.

 

Parigi, dunque, val bene… una mensa? Forse no. Ma sicuramente, vale un muffin al cioccolato. Il nuotatore norvegese Henrik Christiansen ha dedicato alla tortina del villaggio olimpico ben otto video su Tik Tok, lanciando un vero e proprio trend tra gli atleti a Parigi.

 

Gli italiani, comunque, possono riunirsi e celebrare vittorie e successi a Casa Italia, luogo di rappresentanza della nostra delegazione e, più in generale, della cultura e dei valori italiani, allestito nel padiglione Pré Catalan nel Bois de Boulogne. Qua la cucina è affidata a un pezzo da novanta della ristorazione tricolore: Davide Oldani.

 

E da bere? Niente paura: Coca Cola è la bevanda ufficiale. Inutile dire che la presenza massiccia nel villaggio e negli impianti sportivi della bevanda, il cui consumo può provocare obesità, ha suscitato non poche perplessità.

 

Ph: “Olympic rings Paris, 23 September” is marked with CC0 1.0.

 

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