New York (Stati Uniti) – Non è tutto oro quel che luccica. Lo chef americano Matthew Kenney, che ha costruito la sua fama nel mondo promuovendo l’alimentazione vegana con decine di locali, è sotto accusa per molestie, insulti razzisti e debiti nei confronti di dipendenti, fornitori e locatari. Un’inchiesta del New York Times ha messo in luce la gestione finanziaria scellerata e l’atteggiamento irrispettoso e minaccioso del cuoco e imprenditore, su cui pendono diverse cause legali.
Chi è, innanzitutto, Matthew Kenney? 59 anni, nato in Connecticut e cresciuto in Maine, è stato considerato per anni uno degli chef vegani più noti al mondo, arrivando a a gestire o investire in oltre 50 ristoranti in tutto il mondo.
Le testimonianze raccolte dal quotidiano newyorkese – oltre 60 – hanno però messo in luce la realtà caotica che si celava dietro il suo successo. Non pagava affitti e stipendi, neppure le mance, come emerso in una class action del 2021 portata avanti dagli ex dipendenti dei suoi locali a New York. E nel solo stato di New York deve pagare 1,2 milioni di dollari di tasse arretrate. Per coprire i debiti di un’attività, trasferiva denaro dai conti di altre società. O, ancora, utilizzava il denaro degli investitori per pagare le spese del suo lussuosissimo stile di vita. Dalla fine del 2021 almeno 17 dei ristoranti associati a Kenney sono stati chiusi.
La fortuna di Kenney, però, è cresciuta negli anni, nonostante i noti debiti, grazie a investitori abbienti, fortemente devoti alla causa vegana, che si sono fidati del fatto che lo chef credesse nei loro stessi valori, come racconta un testimone al New York Times.
Non solo. Kenney è pure accusato di aver pronunciato insulti razzisti nei confronti di impiegati e partner ebrei, asiatici, latino americani e di colore, oltre che di avere un comportamento misogino.
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