Roma – “In Italia dietro il tema del lavoro c’è una questione culturale, sociale e politica”. A parlare è Lino Stoppani, presidente della Fipe, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui si sofferma a lungo sul tema della manodopera nel settore della ristorazione. “La questione sociale è legata al fenomeno della demografia”, spiega Stoppani. “La denatalità andrebbe invertita con vere politiche sulla famiglia, che si fa fatica a realizzare. Ecco perché si lega ai flussi migratori: i nostri sono lavori pesanti, per turni e orari, che gli italiani vogliono fare sempre meno. Perciò servono politiche mirate sui flussi migratori, non solo ingressi, ma anche formazione […] E’ chiaro che dobbiamo trovare i lavoratori in altri Paesi“.

 

A oggi i lavoratori stranieri impiegati nel settore della ristorazione sono uno su quattro e il 10,1% delle imprese è guidato da un imprenditore straniero, secondo i dati riportati da Stoppani. Ciò significa che il settore della ristorazione si configura non solo come strumento di integrazione, ma anche come vetrina delle eccellenze italiane. Ma, spiega Stoppani, “oggi il nostro settore fa riferimento a quattro ministeri diversi, invece servirebbe un’unica regia  per una visione coordinata sullo sviluppo enogastronomico utile al Paese.

 

Stoppani si sofferma pure sui dati del settore: i pubblici esercizi chiuderanno il 2023 con 89,6 miliardi di fatturato, in aumento dell’1,3% sul 2022, ma ancora inferiori al periodo pre-pandemia. Per il 2024, invece, è prevede un ulteriore aumento dei consumi nella ristorazione dell’1%, che supererà i 90 miliardi di fatturato, grazie al calo dell’inflazione (e – spero Stoppani – dei tassi di interesse) e agli effetti positivi del Pnrr.

 

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