Sempre più grandi nomi predispongono camere per ospitare i loro clienti. Per certi locali, come il Reale di Niko Romito, si tratta di una scelta strategica per rendere più dolce un viaggio un po’ tortuoso. Ma, in genere, gli avventori ringraziano, e in molti lo ritengono un servizio irrinunciabile.

 

Tommaso Farina

 

I social network avranno i loro difetti, ma è innegabile che al giorno d’oggi costituiscano una parte importante della vita di tutti noi. E spesso proprio dai social network arrivano le riflessioni più interessanti su ogni branca dello scibile umano. Ivi comprese, naturalmente, ristorazione e ospitalità.

 

Proprio a Facebook Dominique Antognoni, giornalista tra i più attenti e a volte spregiudicati in questo campo, ha affidato uno spunto su cui meditare: la possibilità di dormire al ristorante. “Se prima esistevano gli alberghi con all’interno dei ristoranti, ora cresce l’interesse per i ristoranti con delle stanze. Romito, Cerea, Vissani lo fanno già. I motivi sono elementari: farsi un viaggio così lungo fino a Castel di Sangro oppure fino a Baschi è già assai impegnativo. Se poi ti fermi a cena chi mai vuole farsi ore di macchina per tornare subito, soprattutto se sei pure stanco e se hai bevuto due bicchieri?” Così scriveva proprio il 12 ottobre Antognoni sul suo profilo. E continuava: “Da qui l’idea delle stanze. Va detto che funziona, perché le persone la prendono come una fuga amorosa oppure come un mini weekend”. Conclusione: “Se gli alberghi faranno fatica a riempire i propri ristoranti, i ristoranti non avranno problemi a riempire le stanze”.

 

Un distinguo importante va fatto: Da Vittorio, la struttura dei fratelli Cerea nominata dal collega, non è esattamente una dépendance del ristorante, anche se è innegabile che tutto il magnifico relais della Cantalupa sia germinato dalla storia del locale originario di babbo Vittorio Cerea, che però si trovava a Bergamo città. Proprio da una mia chiacchierata con Enrico, la scorsa estate, emerge la primogenitura del ristorante, che però non è il solo elemento che sta a cuore alla gestione familiare: “È lì che è nata la nostra vocazione a emozionare e rendere contento il cliente. Chi viene da Vittorio lo fa per uno scopo: vuole godere, rilassarsi. Così, magari la sera viene a mangiare i nostri Paccheri alla Vittorio, si fa la foto col nostro bavaglione iconico e la mette su Instagram. E poi, dopo una bella notte in una delle nostre stanze, magari va a fare il massaggio nel bosco”, mi rispose su precisa domanda.

 

Gli altri due esempi citati, il Reale di Romito e Casa Vissani, sono già più probanti: lì le camere sono poche (al monastero di Casadonna, solo dieci), e offerte proprio come coccola a clienti che si fanno chilometri di scarpinate (e in effetti Castel di Sangro non è meta delle più agevoli) per gustare piatti come il fegato di vitella alle rose con birra, cipolla e Parmigiano Reggiano (da Vissani) o il manzo torbato e patate (in Abruzzo).

 

Viceversa, un annetto fa, il 28 ottobre 2022, stavo a cena Dal Pescatore, un altro tre stelle Michelin, a Canneto sull’Oglio (Cremona), frazione Runate. Ho domandato: “Ma non avete delle camere?”. Antonio Santini, col suo solito garbo, prontamente rispose: “No. Sarebbe un altro mestiere”. Magari un giorno o l’altro cambierà idea, ma è comunque una scelta rispettare. Come del resto lo è la contraria. Certo, in questo periodo trovare del personale aggiuntivo è la solita croce. Ma un posto come il Pescatore, che ha anche la piazzola per gli elicotteri (una chicca che condivide con Vittorio), sarebbe un magnifico Relais & Châteaux, vista anche l’atmosfera da grande ristorante francese di campagna che vi si respira. Il ritorno a casa d’inverno, da lì, non è difficile ma è lungo. E forse non ci saranno più le nebbie di qualche anno fa, ma la Pianura Padana ogni tanto fa ancora qualche scherzetto. L’idea di un’ospitalità a 360 gradi solletica parecchi clienti altospendenti. Anzi, forse li solletica proprio tutti.