Sempre più ristoranti, anche stellati, si vedono costretti a cessare la propria attività. Tra le cause: costi troppo elevati e mancanza di personale. Ma c’è anche chi decide di fermarsi in piena stagione turistica per “andare incontro alle necessità di Madre Terra”.

 

Sono sempre di più i ristoranti e i locali costretti ad abbassare le serrande. Chi per sempre e chi, invece, per un periodo di tempo limitato. Tra il terzo trimestre 2021 e l’analogo periodo del 2022 oltre 17.804 attività hanno chiuso i battenti. E secondo l’ultimo Osservatorio The Fork le chiusure di ristoranti hanno addirittura superato le nuove aperture. Tra le cause i costi troppo elevati della materia prima e la mancanza di personale.

Tanti gli esempi, in Italia e all’estero, di ristoranti famosi chiusi a causa di queste motivazioni. Primo fra tutti il Noma di Copenaghen dello chef René Redzepi, che ha scelto di fermare l’attività perché “l’alta cucina non è più sostenibile, economicamente ed emotivamente. E lavorare gratis non è più eticamente accettabile”. Famoso anche il caso dell’Ona, ristorante situato in Francia e primo locale vegano a guadagnarsi una stella Michelin. Dopo solo un anno la chef Claire Vallé ha temporaneamente sospeso l’attività per mancanza di personale. Lo stesso problema lo ha riscontrato anche lo chef siciliano Filippo La Mantia, che annunciando la cessazione della sua attività ha sottolineato: “Questo settore sta vivendo una crisi impressionante: c’è una fame di personale cronica”.

 

La cronaca di questi giorni ha portato invece alla ribalta un caso particolare. Quello del ristorante masseria Le Stanzie di Lecce, che ha chiuso i battenti per tutto il mese di agosto fornendo una motivazione alquanto particolare. “Sono un agricoltore prestato all’imprenditoria e non critico chi assicura i doppi turni nei ristoranti alla propria clientela. Ognuno è libero di fare come crede. Ma ho sentito forte il bisogno di rallentare per andare incontro a quelle che sono le necessità primordiali della Madre Terra”. Così ha spiegato a Il Corriere del Mezzogiorno il titolare, Donato Fersini: “Certi luoghi nascono, vivono periodi di eccezionale splendore e altri di difficoltà. Succede! […] Ti accorgi all’improvviso, o solo per caso, di doverti fermare, perché fingere che tutto vada bene, sempre e comunque, non renderebbe onore a questa terra. Noi abbiamo deciso di farlo proprio nel mese più atteso, ad agosto, […] perché ora non siamo più noi ad avere bisogno della Masseria ma è Lei che ha bisogno di noi e abbiamo il dovere di prendercene cura”. Motivazioni nobilissime e caldamente accolte da molti, ma che non hanno convinto proprio tutti gli utenti del web. Tra gli scettici c’è chi crede che le ragioni fornite dal proprietario siano, in realtà, una scusa creata ad hoc per celare una situazione più grave e importante. “Ma perché non dite la verità? Perché state montando questa gran pagliacciata usando a vostro uso e consumo il nome ‘Salento’? Dite come stanno veramente le cose: che avete una ristrutturazione urgente da fare, che i soffitti dei sotterranei rischiano di cadere e siete vincolati a fermarvi prima che accada il peggio a voi e ai vostri ospiti. Le bugie hanno le gambe corte”, scrive qualcuno. “Non vorrei fare la voce fuori dal coro ma mi sa di greenwashing: hanno fatto soldi a palate per tutto l’anno (meritati, premetto!) e ora possono permettersi di chiudere un mese ma anche due! Però vogliono fare passare la chiusura come rispetto per la terra. Voglio vedere se avessero avuto guadagni scarsi: l’avrebbero chiusa l’attività per tutto agosto?”, si domanda invece un altro. Contattata la masseria per approfondimenti non abbiamo ricevuto risposta. Al telefono, un messaggio registrato conferma la chiusura fino al 31 agosto e la riapertura del servizio di prenotazione dal 1 settembre.

 

Non ci è dato dunque sapere quali siano le vere ragioni alla base di questa scelta. Fa però sorridere amaramente pensare a come, mentre centinaia di ristoratori sono costretti ad abbassare le serrande dei propri locali per mancanza di personale o per difficoltà economiche, c’è chi invece, per motivazioni vere o meno, può concedersi il lusso di fermare l’attività durante uno dei mesi più redditizi dell’anno “per rispettare la Madre Terra”…