In Cina due anni fa il Governo ha deciso di punire chi spreca il cibo. Ultima vittima: un ristorante del Sichuan che offre pasti gratis a chi divora 108 ravioli tutti di fila. Ma da Pechino vigilano, e le multe sono in arrivo.
Tommaso Farina
La Cina dichiara guerra agli abbuffoni. Pare incredibile, in un Paese in cui dal punto di vista alimentare si vede di tutto, nel bene e nel male, ma è così. Le leggi cinesi del 2021 rischiano di ritorcersi contro chi ha l’imprudenza di farsi vedere mentre mangia troppo e magari, sazio, avanza un piattarello. Ultimo caso accertato: la micidiale battaglia del raviolo, che rischia di essere duramente sanzionata.
Siamo a Yibin, città di oltre due milioni d’abitanti situata nel Sichuan, popolosa provincia della Cina sud-occidentale. Leggendo ‘Sichuan’, avrete drizzato le orecchie: è la regione caratterizzata da quello stile culinario piccante, saporitissimo, esplosivo, che è antitetico alla dolcezza aristocratica della cucina cantonese. Del resto, la compresenza di culture culinarie diversissime è il bello della Cina: anche se l’occhiuto governo impone a tutto il Paese l’ora di Pechino, parliamo di uno Stato che in larghezza copre vari fusi orari. E che è successo a Yibin? Un locale, di cui non abbiamo trovato il nome, ha lanciato una disfida. Anzi, come dicono i ‘gggggiovani’, una ‘challenge’: la possibilità di essere, per un giorno, “re della pancia grossa” o “re del grande stomaco”. In pratica, il cimento consiste nel divorare senza scoppiare una sequenza di 108 chaoshou, i particolari ravioli di pasta sottile tipici della regione. Ok, e il premio? Un pasto gratis, da gustarsi in un altro momento. Una roba degno de La Grande Abbuffata, il peraltro inguardabile e sopravvalutato film di Marco Ferreri. Non è chiaro se i contendenti debbano pagare tutte le razioni di chaoshou necessarie, o se il conto sia simbolico, o se tutto sia ripagato dalla pubblicità. Già: la sfida pare vada in onda sugli streaming dei principali social network locali. Il mondo delle controllatissime piattaforme digitali cinesi è una delle cose da noi meno conosciute di quel Paese. La censura governativa tiene a bada tutto e tutti. E nelle sue maglie finiscono in particolare le piattaforme social: sia mai che qualcuno osi fare qualche critica al capitalismo socialista o magari invochi cambiamenti come quei cattivoni di Hong Kong. Ma anche i divoratori seriali di ravioli corrono rischi.
Nel 2021, l’ineffabile Xi Jinping aveva aperto le ostilità, con tanto di testo votato al Parlamento: sprecare cibo diventava addirittura un crimine, sia pure non punito con la morte ma solo con robuste multe. Esibizioni come quelle del ristorante di Yibin possono costare care. Gli occhi lunghi dei funzionari hanno visto tutto sui social. E si sono messi a investigare, scoprendo che i ravioli che qualche sfidante stroncato dalla challenge non è riuscito a mangiare vengono buttati. È scattato così il formale stato d’accusa per il ristoratore.
Tanta solerzia può sconcertare: ma come, fate i poliziotti del cibo sprecato quando giustiziate centinaia di persone, anzi migliaia secondo Amnesty International, per i motivi più svariati? Dal Governo, fanno spallucce: hanno ancora il vivido ricordo della carestia del ’59-’60. Carestia che peraltro fu proprio la folle politica del Grande Balzo in Avanti di Mao a provocare. Il fatto è che quello degli sprechi alimentari è un problema per tutti, indipendentemente dalla storia pregressa. Ma soprattutto, proviamo a domandare ai dissidenti di Hong Kong cosa pensano di questo giro di vite che colpisce anche chi fa video in diretta mangiando troppo. Sembra che questa battaglia contro gli scarti di cibo avvenga a favore di un popolo che, per contro, viene sistematicamente vessato e privato delle sue libertà fondamentali. E non è la prima delle tante schizofrenie di un Paese che si proclama socialista e, nel contempo, alfiere del capitalismo più sfrenato.