Milano – “Quando le spese diventano insostenibili, mettere una pizza margherita a 10 euro e passare da ladro o chiudere l’attività?”. Una provocazione che campeggia sulla vetrina della pizzeria Funky Gallo, nel cremonese, e che in questi giorni sta facendo discutere. Anche Paolo Piacentini, fondatore della catena Cocciuto, intervistato da Corriere Milano anticipa: “Una margherita con prodotti di qualità, tutti italiani, costa 8 euro, ma a settembre sarà inevitabile un ritocco, anche solo dell’8%”. Rialzi resi necessari da diversi fattori. Secondo Confartigianato, le imprese registrano aumenti per le materie prime (farine, olio, etc.) anche del 60% rispetto allo scorso anno, così come è cresciuto il prezzo di cartone e imballi alimentari. Ma una pizza non si fa da sè. Ci sono anche i costi della manodopera, dell’affitto (+10% il canone a Milano), dell’energia (+110% in un anno). E sempre Piacentini, che nel 2018 ha fatto la scelta più sostenibile, a livello ambientale, di utilizzare i forni elettrici, ora paga la decisione green con una bolletta quasi insostenibile. Per non parlare degli arredi, i cui costi, spiega l’imprenditore, sono raddoppiati. Non da ultimo, secondo la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, la dinamica dei prezzi nel settore della ristorazione si attesta al 4,8% (a luglio), ben al di sotto dell’inflazione generale (+6,7% quella acquisita nel 2022) e di quella dei servizi ricettivi (+12,6%). Insomma, se tutto aumenta anche la pizza margherita non può sfuggire al rincaro, pena la sopravvivenza dei pubblici esercizi.